giovedì 8 novembre 2012

Renoir a Pavia

In una giornata plumbea ma secca, prudentemente con l'ombrello in borsa, la Signorina se ne va a Pavia, per vedere Renoir in mostra, in treno. Il viaggio è breve e tutto piano, i colori autunnali della pianura sono discreti e delicati: Scesa  a Pavia, nessuna difficoltà a individuare il giusto bus, la rete pavese è organizzata alla perfezione.Sorpresa gradevole: lo sconto di 1 euro sull'ingresso alla mostra, stampato sul biglietto. Molto, se si pensa che l'ingresso ne costa 10 e ti offrono anche un buon caffè.Praticamente, si rimborsa la corsa e di più. Il Castello Visconteo è sempre un bel vedere, severo e maestoso, immerso in un parco gradevole, reso sublime dai colori ottobrini.







Si aspetta però. Fuori. La coda è lunga, menomale che non piove...forse si è un po' sottovalutata l'affluenza, un pittore carnale e gioioso come Renoir attira gente!Sto aspettando infatti, con Genovesi e Milanesi. Entro, mi spiace un po' che il guardaroba non sia sorvegliato, un difetto  a cui  si può facilmente rimediare.
Bello tutto, accogliente l'ambiente delle Scuderie, buona l'idea di disseminare poltroncine  e divanetti per godersi un filmato esplicativo di grande interesse.





I pezzi però sono pochi, sinceramente m'aspettavo di più. Sapiente il percorso, un po' povero ciò che si vede, Renoir è stato molto prolifico, anche troppo, a parer mio.

Come mai? Si ripete. Con un certo manierismo. Amo gli impressionisti, ma in Renoir non mi ha colpito nulla se non una maestria tecnica, specie nel pastello, che non mi ha dato le sensazioni stanche e dolci di Monet ( visto a Palazzo Ducale a Genova, lo scorso anno, nella bella mostra, un po' caotica, "Van Gogh e il viaggio di Gauguin"), che esorcizzava nella bellezza languida di una natura "pettinata" nel suo giardino una teoria di lutti.




 Non le emozioni di Van Gogh, la cui pittura è una sberla, un tuffo al cuore, un orgasmo;la sua vita e la sua morte, una cometa in rapida caduta. Van Gogh prende alla gola, con una maestria e una passione pari a quella che ha avuto, fortemente deluso, dalla vita e dagli altri.




La pittura di Renoir è sapiente, ricca, ridondante, magistrale e un po' grossolana. I suoi paesaggi sono prevedibili, anche se bellissimi. Le sue donne sono paffute, hanno gambe grosse e corte, visi tondi con labbra turgide, sono rosee e ineleganti.Sembrano tutte serafiche fantesche. Non belle.




.E sono tante, occhieggiano ovunque. Senza morbosa sensualità, di questo gliene rendo merito. 

Lontane anni luce dalle prostitute malaticce di Toulouse Lautrec, che quasi cercava una somiglianza tra il suo male di vivere e la miseria umana delle sue puttane tristi. 




Nude ma mai in pose particolarmente discinte. Renoir amava le donne in carne e l'incarnato roseo delle donne giovani e sane. Era noto per la sua carnalità, apprezzando modelle dalle forme generose. I suoi ritratti invece sono più eleganti, quasi spensierati, come eternando uno sguardo in un momento di serena calma...




Mi soffermo tuttavia sulle foto, sul filmato...
Tra le foto campeggia un Renoir seduto, vecchio, con un bel Mallarmé giovanile che lo guarda quasi con commiserazione. Come dire: dove trai questo tuo spirito?




Scopri così che Renoir ben presto soffrì di reumatismi gravi, che il trasferimento a Cagnes sur Mer fu una necessità, che non era ancor vecchio quando era già deforme e costretto su una sedia a rotelle, a dipingere con i pennelli legati ai polsi e il corpo preso da un tremito creativo e che la moglie, la sola compagna legale, con lui fino alla morte, lo lasciò ancora piuttosto giovane.
Insomma: un uomo malato o meglio un malato pittore innamorato della vita.





La  vita sana, che può offrire un fisico che sprizza salute da tutti i pori e la cui sensualità non va enfatizzata, c'è.
C'è nelle forme generose, nel colorito vivace, nelle pose semplici, pudiche.
C'è una sana nostalgica invidia per ciò che più stima e che non ha, un corpo forte e sano.




A questo punto la Signorina ne trae un'emozione materna: il grande pittore, che arriva persino a ripudiare l'impressionismo, per un anelito alla perfezione ( stima per questo Raimondi Marcantonio, minuzioso incisore...), dipinge la sua voglia di vivere qualcosa che non ha, di cui fruisce attraverso altri e non è la beltà elegante di un Boldini, a sedurlo. E' la schietta amabile bellezza di un paesaggio estivo, è la prorompente salute di donne in carne.




Eppure, non sono queste a piacerle, sono i ritratti.Perfetti.Ognuno vorrebbe, di sé, eternare la serenità.





Ovviamente, certi paesaggi che da vicino sono un'orgia di colori e che da lontano prendono contorni netti. Pittura per presbiti :-), l'incanto estremo dell'Impressionismo.Ineguagliabile.




La Signorina si perde poi per la severa Pavia, lombarda fino al midollo e medioevale. Severa e ricca. Signorile e sobria. Colta. Risale Strada Nuova, entra all'Ateneo, raggiunge le tre altissime torri, trova il Duomo, si spinge a San Teodoro,ma s'innamora della perfezione di Santa Maria del Carmine. Non è una chiesa, è "la chiesa". Si sposerebbe qui.








Santa Maria del Carmine







Gusta una paradisiaca torta paradiso nella pasticceria che la vide nascere, ricorda la guida, una ragazza dai capelli rossi e un aspetto alla Zandomeneghi, che portava un anello metallico simile a uno scudo.
Longobardo di sicuro.

Per le strade di Pavia, t'aspetti che Teodolinda sbuchi da ogni dove.

In Piazza Vittoria, è la movida pavese e c'è la pellicceria Annabella, che noi ragazze pre- campagna animalista ammiravamo dalle riviste...










La Signorina sale sul suo bus e torna alla piccola stazione, dove beve un caffè particolarmente buono. Sarà la filosofia del posto.




Renoir pittore e uomo.
Mestierante valente eppure triste.

...."La vita è un mazzo di fiori rossi", dicevi...ma a me non la racconti, Renoir. Se son fiori sono belli e fragili, se sono un mazzo sono una serie di momenti distinti,infine se son rossi sono forti come l'amore ma vividi come il sangue, ma se non lo versi, non lo vedi.



Un pensierino a un piccolo bar di fronte alla Stazione di Tortona, una graziosa casa di bambole in giardino.Totalmente differente da come si prospettano i locali nei dintorni della stazione, ma lo si può dire anche di Pavia. Non mi pare troppo lassista con il disordine...

La Signorina è contenta di sapersi bastare.

Il suo quadro preferito?
Questo:

Cagnolino

ma di Renoir i pezzi più belli, non c'erano.





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