mercoledì 31 ottobre 2012

Le 10 migliori melodie per carillon

"Una donna noiosa" da "Spose, cadaveri e misteri"


Una donna noiosa

Se mi siedo accanto a lei su quel divano che sta tra il colore del sugo dell’arancia rossa e il mattone sbiadito di certe pavimentazioni di vecchie terrazze Anni Settanta, ho tre scelte: seguire il telefilm del momento, sfogliare una rivista di moda e politica, guardare un film falsamente impegnato con lunghe inquadrature su soffitti, da cui penzolano lampadine solitarie o fisse su rubinetti che gocciolano. Durante la visione del telefilm, in cui una ninfomane colleziona scarpe e condivide le sue esperienze parlandone al coinquilino gay, che impazzisce per mobili laccati e nerboruti allenatori di rugby, ride. Ride fragorosamente, sia da sola, sia quando telefona all’amica Chiara e ne parla, ne parla, ne parla…
Sta invece pensosa, cogita, quando riflette sul messaggio recondito ed intrinseco del film d’autore, del quale ha letto la recensione sulla rivista patinata di cui sopra, che mescola soluzioni contro la crisi ( sempre diverse da quelle adottate da qualsiasi governo) a recensioni sugli spettacoli e foto di passeggiate sul red carpet di imberbi attori e attrici tutte eguali, con scapole alate che spuntano da vestitucci succinti di raso cangiante e ginocchia ossute tremolanti su tacchi altissimi. Trampoli che sfilano stecche da biliardo, a volte senza speranza di sembrare gambe atte a camminare. E pensare che camminare in modo disinvolto e comodo è così bello! Lo so bene io, che non lo faccio più da tempo immemorabile, povera me.
Quando legge la sua rivista preferita, che alterna foto d’autore di costose scarpe esteticamente rilevanti ad immagini di bambini premorti del Corno d’Africa, assume un atteggiamento che definirei…coinvolto, sia che ammiri una Lanvin, sia che si documenti sulla fame e la miseria nel mondo e mica quella ordinaria, della sciampista a 600 euro al mese, quella che sembra un pozzo senza fondo in cui specchiarsi da secoli, sempre che si riesca a scorgervi un pelo d’acqua. Allo stesso, identico modo.
Parla anche di tutto ciò all’amica Chiara ed io ascolto, non è che mi sia rimasto molto da fare, oramai, qui e tu non ci sei mai. Passati i tempi di quando di continuo m’andavo a rimirare nello specchio nell’abito da sposa, scelto volutamente grandioso, tutto pizzi e sottogonne, gonfio come una meringa di zuccherosa speranza, ancora adornato del mazzolino di viole che mi regalasti ( era l’alba della primavera), paga perlomeno del fatto che sì, m’avevi finalmente portata all’altare dopo un decennio d’attesa. Segno inequivocabile che non avresti potuto vivere senza di me.
A parte il fatto che senza di me sei riuscito a vivere benissimo, sostituendomi ben presto con la qui presente signora seduta sul divano tinta aragosta in vasca dalla sorte più che certa, conosciuta allo sportello della banca, il vestito è diventato qualcosa tra il grigio e il giallastro, inguardabile e le violette sono appassite e il mazzolino penzola, chino verso il basso e a me non resta che scivolare lungo le pareti del corridoio di casa, che una volta morti, già…non si cammina più. Si fluttua, si scorre, si appare. Sbagliato dire che ci si materializza. Ma quale materia! La sostanza è ben altro, lo dico sempre a me stessa quando vedo la tua gentil consorte perennemente a dieta mangiarsi a cucchiaiate quell’ammasso di grassi dolci che chiama gelato in barattolo, sempre avvinghiata al suo telefilm stupido preferito, alla sua rivista falsamente colta, al suo film fastidioso e lento, ricco com’è d’immutabili inviti alla riflessione sul vuoto esistenziale. Macché vuoto! Avercela, un’esistenza! Non perderla in un incidente stradale in viaggio di nozze, ad esempio. Giusto dopo essersi affacciata dal balcone di Giulietta a Verona ed aver fatto il giro di Venezia in gondola, tronfia di un amore imperituro e robusto.
Un amore che invece perì, complici tutte quelle che consolarono il vedovo inconsolabile. Le donne possono essere molto generose in certi frangenti.
Generose come questa qui, che però si guarda bene dal dirti che ha un gruzzoletto dieci volte più cicciosetto di quel che credi tu. L’anima cara, che ti fu di massimo aiuto nel momento di tragica solitudine, si sta mettendo al riparo dalle ripercussioni economiche del divorzio che le chiederai, innamorato come sei della camerierina albanese che ti serve il caffè turco nel piccolo ristorante cinese. Hai dato una svolta internazionale alla tua vita. Con lei sei andato in viaggio di nozze alle Maldive, in vacanza in Marocco, a Capodanno a Cuba. Con la camerierina ti sei già concesso una scappata a Montecarlo, una breve vacanza al sole della Croazia, una veloce fuga in un’isola greca dalle casette candide ( no, cara, mangia pure il tuo gelato, non era ad un Congresso medico,magna, guarda il film e leggi le tue stronzatine, cara, la realtà non cambia…).
Insomma, non ero l’amore immenso ed infinito che pensavo, scrivendo le nostre iniziali sulle pareti dell’androne della casa (forse) di Giulietta Capuleti.
Ci ho creduto. Ci ho creduto persino da morta, quando ho scelto di dimorare qui, di vivere con te e tua moglie, alla quale ho concesso di prendere il mio posto per non pensarti solitario e ramingo, mai più pensando che sarei stata più con lei che con te. Non è vero che i fantasmi possono comparire dove vogliano. No, pregiudizi, sentito dire, luoghi comuni. Siamo stanziali, tutta la letteratura ne parla, incluso il divertente e patetico fantasma di Canterville. Dove siamo, restiamo.
A me tocca ora la balenottera biondastra che trasuda gelato su un divano color pentolaccia.
Tu te ne vai, qui e là.
Mi guarda, l’occhio pallido, tra l’azzurro e il verde, acquoso e dice:
-         Non trovi commovente, questo film?
-       No, lei si salva. Vuoi che io, che sono morta spiaccicata sull’autostrada, mi commuova se una tipa casca dalla bici e se ne sta col trauma cranico per un po’, per poi vedere la luce e infine si converte alla filantropia e abbraccia tutte le giuste cause del mondo? Ma chi se ne frega!
Già, mi vede. Da qualche tempo in qua, mi vede. Così che faccio sì, quattro chiacchiere, ma ho perso però la mia pace perché, lasciatelo dire, è stupida. E’ decisamente, inequivocabilmente cretina dalla testa ai piedi, ma ti ci sei messo perché te la dava sovente, che è poi ciò che attrae di più all’inizio e stufa maggiormente in breve tempo.
Menomale che c’è il cane. E’ dolce, mi sente anche quando non mi vede, mugola, s’accuccia, si mette pancia all’aria e mi porta una palla che non potrò tirargli. E’ un mucchietto di pelo, in meno di quattro chili e della vita sa soltanto che c’è ed è breve.
Quasi quasi che ti spunto davanti, a sera, al tuo rientro, all’improvviso e ti spavento a morte, così crepi anche tu e sul divano tinta scaglie di mattone ti ci siedi pure tu, a guardare tua moglie sgranocchiare barrette di muesli in cui un po’ di mangime da uccellini sta insieme incollato dallo sciroppo di glucosio. Piangendo, ovvio.
Se muori, poi…piange. Meno però se invece te ne vai con la camerierina, esponendola al pubblico ludibrio. La vedovanza ha una sua nobiltà che il divorzio non ha.
 Ci penserò, in fondo, a forza di serate sul divano rosso pomodoro secco, mi ci sono affezionata. Al divano, al cane e a lei.
Quando sono sola la notte( lei dorme, io mai), mi sintonizzo su un canale dove trasmettono un film d’amore dopo l’altro e le violette riprendono vita.
Potremmo guardarne qualcuno insieme, io e te.
Morti.














A Verona, "Storie di gente a pezzi"


A proposito di Halloween


Buon Halloween


domenica 28 ottobre 2012

giovedì 25 ottobre 2012

Giorgio Gaber - Barbera e Champagne

Rossa di rabbia - Puntata 01 - Servizio Pubblico

Storie di gente a pezzi.

E' uscito un nuovo Quaderno Indaco Delmiglio, un appuntamento legato al mistero, al paranormale, alla riflessione parallela, allo sgomento, la paura e persino alla tenerezza del ricordo, che si sposa alla crudeltà della realtà. 

Sono presente in quasi tutte le pubblicazioni.

" Melissa e dintorni"

" Trame fantastiche"

" Spose, cadaveri e misteri"

" Il gioiello di Chrono"

...ed ora ""Storie di gente a pezzi"

E' il settimo quaderno, l'oggetto è l'uomo ricostruito, dal Golem al cyborg.


Il doppio dunque, fonte di inquietudine, di perversione, di amore e/o affettività, è destinato a seguire un percorso accidentato ma pur sempre diretto verso una forma di accettazione: digerito prima dai media e rivomitato poi sull’audience sotto forma di stereotipo e motivo ricorrente, finisce per entrare nell’immaginario comune, per popolare le pubblicità, i sogni erotici o i negozi di giocattoli o costumi di Halloween. Così come Pinocchio finisce per trasformarsi in bambino, alla stessa maniera l’uomo artificiale ha finito per tramutarsi quasi in un “beniamino” della tradizione".

L'antologia si articola in sezioni:

Pezzi scientificamente composti
Orribili frammenti
Scampoli irriverenti
Brani tra mito e storia
Schegge noir

Ogni storia è preceduta da un’illustrazione ad opera di artisti del gruppo Cyrano Comics.

Gli autori: Alexia Bianchini, Enrico Gregori, Arnaldo Liberati, Angelo Marenzana,Elisa Podestà, Vittorio Rioda,Nicola Ruffo,Danilo Arona, Rossana Boni,Enrico Nebbioso Martini,Marina Trevisan, Nicola Brusco,Federico Fuggini,Enrico Linaria, Roberto Bonadimani,Giuliana Borghesani, Simona Cremonini,Irene Incarico,Filippo Tapparelli, Luca Ducceschi,Maria Silvia Avanzato, Emanuele Cassani, Enzo Macrì, Rosanna Mutinelli,Paola Rambaldi.

Presentazione ufficiale il 31 ottobre, presso la Libreria Feltrinelli di Verona, alle 18.00.

Letture a cura di Stefano Paiusco, musiche di Federico Fuggini.

Sfilata di gente a pezzi a cura di Sonia Creazioni.

Agghiacciante aperitivo a tema  ( a seguire, cena di Halloween).

L'incipit del mio racconto.

"Non si può morire dentro"


Sono restata e sono morta. Come ho fatto, non so.

Me ne sono accorta quasi per caso. Stai in apnea un bel po’, per gioco, con tua figlia, ma non giunge alcun sintomo di soffocamento a farti spalancare le fauci, tirar su con il naso a bocca aperta, aprire di corsa la finestra, tossire cianotica e urlare: “Aiuto, muoio!”
Non successe. Decisi di non respirare a lungo e poi cominciai a far roteare gli occhi. Di qua, di là, su, giù. Nulla. Il colorito restava roseo, leggermente ambrato da un tocco di fard e non s’impadroniva di me alcuna fame d’aria. Una cosa era sicura, i bronchi e i polmoni erano morti. Il cuore tuttavia batteva con un ritmo regolare. Troppo regolare. Aveva un andamento quasi musicale, rullava in petto come un tamburo ma con una tonalità lieve, bassa, come ad una perenne esibizione nel suo momento clou. Se fossi stata coraggiosa, mi sarei ficcata un dito in un occhio, mi sarei punta un polpastrello, avrei ingoiato del veleno, per verificare ulteriormente se fossi viva e reattiva. Mi limitai a ingurgitare sale, tanto sale.
“Vomiterò, lo so”, mi dissi, bere acqua salata è consigliato dal centro antiveleni per indurre al vomito ed eliminare così gli elementi tossici dallo stomaco, prima che raggiungano tutto l’organismo.
Invece non vomitai affatto. Avrei potuto mangiare sale a manciate, al massimo avrei avvertito un sapore non propriamente gradevole. Probabilmente, inoltre, era tardi. Se già non respiravo più, l’avvelenamento era un dato certo. Tuttavia così, senza un sintomo, una reazione abnorme ed evidente…Si schiuma dalla bocca, dicono! O no?
Rimasi impassibile, tranquilla.
Non c’era dubbio, ero morta, ma non me n’ero accorta e con me nessun altro.
Chissà da quanto tempo, poi! Anche il desiderio di fuga, vacanza, di “altrove”, era svanito.
In molti si erano limitati a dirmi che il mio aspetto non era mai stato così attraente. Non mi avevano mai vista così snella, soda, abbronzata, da qualche anno in qua. Graziosa e sempre in tiro.
Ringiovanita.
Mi guardai per bene allo specchio: non c’era ombra di rughe, se non delle prime, appena accennate, sulla fronte. Il collo era ben disteso, la sua pelle per nulla vizza. I capelli erano lucidi e vaporosi.
La bocca era più turgida del solito, pur senza aver perduto la sua linea naturale.
Insomma: ero morta, mica di plastica!
Non avevo perso un solo giorno di lavoro, in casa tutto era perfetto, la vita sociale e affettiva non era mutata. A ben pensarci, non avevo più litigato né con mia madre né con mia suocera. Avevo sopportato pazientemente che Martina e Diego si picchiassero o si strappassero di mano giochi e merende e gettassero le loro cose qui e là. Non avevo più scostato a letto Alberto, rifiutandolo, come se il mal di testa mi fosse passato totalmente. La cefalea che mi aveva portato in pellegrinaggio tra i medici specialisti della zona, era scomparsa.
Alberto.
Cercai di individuare anche in lui i segni della mia stessa vitalità artificiale.
Nessuno.
Alberto aveva perso ancora capelli, il ventre era più prominente, s’abbioccava regolarmente davanti alla televisione, non digeriva i peperoni, perdeva le staffe al volante, soffriva d’insonnia, si lamentava delle tasse. Tutto regolare.
Alberto era invecchiato, diventando più flaccido, impaziente, sonnolento, smemorato, malfunzionante (continua...sull'antologia) 

























Carmen di Bizet - Teatro S.Carlo.MOV




Quando mio padre mi portò a casa la seconda chitarra,avevo 25 anni e non la suonavo più da 13 anni, la prima cosa che tentai di suonare fu l'Habanera della Carmen. A orecchio, senza spartito.

         Be' alla sera la suonavo, poi posai la chitarra e non la toccai mai più.


Buon compleanno, Bizet!

Beach Boys - Barbara Ann



Un testo penoso, ma se la canti, ti dimeni e non la smetti.

martedì 23 ottobre 2012

Choosaty il calzino

La Fornero ha ragione. 

Ci si adatta,sul lavoro, è sempre stato così. Soltanto i figli di papà, i ricchi che potevano farsi mantenere fino alla sistemazione ideale, hanno potuto scegliere. Gli altri si sono adattati TUTTI. Vale persino per la vita privata, ben pochi hanno sposato chi desideravano, molti hanno abbozzato.Chi è esigente, in tutto, si rassegni a restare disoccupato a lungo e persino per sempre o a restare solo.

      Funziona così. La vera tragedia è quando si sceglie qualcosa o qualcuno, di testa propria, per poi scoprire che era la cosa più lontana da sé che si potesse immaginare.La realizzazione è per gli eletti e, se volete essere eletti, datevi alla politica ( ma per essere graditi a molti, bisogna aver la faccia come il culo e fa male alla salute).


Era già così ai miei tempi.


In classe eravamo 32.


Metà proseguì gli studi,all'università, di questi la terminò ancora la metà.


Su 32, forti del diploma in possesso,meno di  metà fece un concorso magistrale, qualcuno più di uno. Dei partecipanti, lo vincemmo più o meno in tre, che io mi ricordi. Dei tre, uno proseguì la carriera diventando dirigente.


In pratica, su 32, realizzammo il nostro ...destino di formazione in due.Tutti gli altri fecero altro, fin da subito.Un po' perché avevano preso "il pezzo di carta" per un lavoro che poi, di fatto, non piaceva. Un po' perché stanchi di aspettare di entrare in ruolo.

Sinceramente, io riuscii, ma con un adattamento a monte.Frequentando una scuola che m'interessava poco,ritenevo inferiore alle doti intellettive e divergente dalle ambizioni, ma ognuno dovrebbe saper fare la propria rivoluzione e non tutti ne sono in grado.


Chi ha ambizioni, si dia da fare.

In un'epoca in cui un diploma o una laurea non si nega a nessuno, è chiaro che certe carriere sono destinate a chi ha una famiglia in vista, che sa già come muoversi. Ci siamo illusi sulle pari opportunità? Non esistono. Se sei in gamba, molto determinato, forse ce la fai, ma nessuno ti deve mettere i bastoni fra le ruote, sennò t'accontenti pur con le migliori speranze.Tenendo conto che, forse, ciò che conta è più il senso del dovere dell'obiettivo raggiunto. Fare bene ciò che si deve è motivo di orgoglio.Farsi andar bene ciò che si fa, anche se non ci assomiglia  neppure un po'.



La generazione precedente la mia ha avuto poco o nulla.

La mia ha creduto, in parte, che tutto  fosse realizzabile e ha presto capito che non è mai così.

La giovane prenda atto che,se sei figlio di nessuno, nessuno resti anche con la laurea nel cassetto.A volte, anche lavorando, perché i tuoi diritti acquisiti sono vanificati da orde di postulanti da foraggiare e caste da mantenere.



E i sogni, in fondo al cesso.



C'è chi si sposa per amore  e ne trae la più grande possibile delusione, chi per procura e si sorprende della riuscita dell'affare.

C'è chi, come me, ha sprecato il suo tempo.

Ero esigente, ma almeno uno scampolo di pura volontà va coltivato..








lunedì 22 ottobre 2012

Davide Lajolo in Alessandria, in esposizione permanente a palazzo Monferrato.

Dissesto sì, dissesto no, Alessandria dei cachi

Dichiarare dissesto era inevitabile, dice la maggioranza.
Dichiarare dissesto si sarebbe potuto evitare, dice la minoranza.


Alessandria e dissesto

Dissesto sì Dissesto no 
Dissesto gnamme, 
se son fatti du spaghi
o un risotto ai tartufi...

Alessandria sob e pure prot, la terra dei cachi. 
Una dissesto in compagnia, un dissesto da solo
un totale di dissesti e l'Italia è questa qua. 

Fiaccolata in compagnia, fiaccolata da soli 
in totale molti ceri, ma di soldi non ce n'è.

Dissesto sì dissesto no
se piglio Piercarlo!
Dissesto sì dissesto no
ma che fa il Ministro?

Occhi aguzzi mio Balduzzi
qui la colpa sembra tua
ma di colpa non ne hai.

Dissesto sì o Corte dei Conti?
A dir di no, cacciava li sordi?
Io risposte non ne ho
ma mi cucco il mio dissesto
e poi zitta me ne sto.

Pereppepeè curuccucù
mangia e taci o fai gli stracci
e vai a stare a Cantù!

Alessandria sob e pure prot, la terra dei cachi
pagheremo acqua come freisa
ma sempre acqua resterà
smaltiremo l'immondizia
ma pigiandola coi piè...!

Ma abbiamo le rose!

domenica 21 ottobre 2012

Il Pulcino Pio vive e lotta con noi.

Vado a dormire,ma trascino con me un interrogativo serio, perché i mali del mondo sono anche i miei: ma perché il trattore ha fatto fuori soltanto il pulcino Pio? C'era un complotto alle sue spalle? Chi era alla guida del trattore? Chi sarebbe diventato Pio se avesse potuto crescere? Il Gallo del risotto?Allora chi l'ha ucciso può essere Curti Riso o è stato il signor Scotti in persona? Alla guida c'era Gerry Scotti?Ma quest'ultimo non era nel PDL? ECCO SVELATO IL LAIDO RETROSCENA. A uccidere il pulcino Pio è stato Abberluscone! Il pulcino Pio è vittima del sistema,vive e lotta con noi.


Il teatrino delle Mario(Monti)nette.

Al tg un po' di scena anche nel PDL, oramai il leader dev'essere una show girl.Persino Alfano se la canta con Musumeci, la Santanchè vuol rottamare, dopo essersi rottamata a pezzi lei stessa un po' per volta. La Russa dice a Berlusconi di farsi una lista ( di nozze) speciale e poi se la depositano all'Ikea lui passa a regalare alleanze. 
Così, dopo essermi stufata del trio Bersano ( Bersani, Renzi, 
Vendola...il Brutto, il Bello e il Pacioccone sono tre bravi cowboys, non usano mai le pistole, perché lo sceriffo D'Alema non vuole...), mi tocca sorbirmi lo spettacolino PDL. 

E gli altri? Casini in processione, da buon baciapile,Grillo dal suo ayatollah, visto che ha preso una moglie d'Allah, visto che Aqqua non ce n'era manco una di suo gradimento.

E Fini? Qualcuno l'ha visto a El Alamein, ma malelingue dicono che stava rincorrendo suo cognato per il deserto. 

C'era un terzo, nel terzo polo, ma non ricordo più chi fosse,uno con un simbolo floreale ( il garofano, no...è un fiore in disuso, la rosa usurpata da Pannella,forse la margherita o il crisantemo...) il marito della Colombelli,Palomini, Palombelli, che pare che ai tempi del Liceo buona parte dei Romani abbia biblicamente conosciuto, ma c'è da dire che tutti s'inventano tutto. A me anni fa  avevano detto anche che la Finocchiaro, sì, quella con la voce da uomo, era l'amante di Craxi.

        Io riporto, ma NON  ci credo.E soprattutto, non me ne frega niente.



Questo è un Paese in cui tengono tutti famiglia e conta soltanto quella.Anche in politica è così, specchio della realtà italica. Contano padri, madri, sorelle, figli e nipoti. Le mogli, finché non ci si stufa o se conviene restar loro accanto o se tengono stretti i mariti per le palle. Hanno un notevole ruolo persino i cognati. Fini lo sa, ma non soltanto lui. Tirano più le cognate di una pariglia di buoi...



...e i figli, questi si sa,sono nu piezz'e DNA. 

Anche se più che altro, spesso, so' piezz'e emmerda, come il resto della famiglia.

 Hanno messo Monti e befane ( marò, che brutte!)a darci bacchettate, per fare i PonzioPilati e 

adesso tornare ad esibirsi per le politiche, dicendoci quanto sono cambiati, ma restano gli stessi

mangioni di una volta.E' che se li cambi, chi ti ritrovi? Un'altra Pivetti con il foularino? Una

"Nera" con il gigolò canterino?

Si ringrazia l'impareggiabile Emanuele Delmiglio per aver fornito il titolo.




sabato 20 ottobre 2012

Domenico Modugno Vecchio frack

Già


Rivoglio il regno di Piemonte e Sardegna

Alessandria e il dissesto, letterina a Emanuele Filiberto.


La mia città ha dichiarato default

Fallimento.

Non c'è più denaro.
Sono a rischio i servizi, gli stipendi dei dipendenti pubblici,compresi gli indispensabili, i necessari, brave persone a cui affidiamo la nostra quotidianità, gli interventi di manutenzione straordinaria e forse anche quelli di ordinaria amministrazione.
Il Sindaco di recente nomina s'è recata a Roma,a chiedere aiuto. In città c'è stata una fiaccolata, 4000 per strada.
Sul giornale leggo che soldi per noi non ce n'è. S'aiutano comuni siciliani, ma a noi s'invita a "non applicare un rigore sabaudo" nella gestione del dissesto.
Mi chiedo in che cosa consista il rigore sabaudo,se non è più che una battuta, in quanto ai Savoia di rigore se ne può riconoscere ben poco, erano semmai dei gaudenti e degli ambiziosi, basta vedere almeno una reggia sabauda o qualche collezione reale o principesca per capire che un grande Regno era più una questione di introiti e vanità che senso patrio e poi, sinceramente, quale patria? Una lingua di terra lunga e varia, in cui le mentalità si susseguivano come in un domino e che soltanto l'immigrazione interna ha omologato, grazie ai Pirelli e agli Agnelli un tempo e alla 'ndrangheta ora. Si può al massimo tranciare in tre parti. Quattro, per territorio e mentalità. Una pianura padana attraversata da fiumi potenti e  contornata di monti. Un centro di ducati autoreferenziali, di gente che pensa soltanto  a sé. Roma papalina, intanto ciò che ha di più bello, esclusi i ruderi, è seicentesco o comunque realizzato grazie a  mecenatismo e ambizione dei Papi e dei regnanti che lì stavano appunto bene come Papi, Mussolini incluso.E poi c'è il sud, che i Borboni gestivano bene. Assai bene.Conoscevano i loro polli.
Ora c'è un magma che si chiama Italia, in cui c'è posto per tutti e lavoro nero per molti immigrati.Non è neppure più il blob degli Anni Ottanta, è di più.
Ma che ci dice il buon governo? Che Alessandria è sabauda.
Così ho scritto su facebook:

Qualcuno si stupisce che, nonostante la fiaccolata bellerrima, con 4000 ceri accesi e forse più...a Roma del dissesto alessandrino non importi un fico secco.La risposta è stata di "applicare meno rigore sabaudo". Allora: ad Alessandria non c'è uno straccio di monumento a Vittorio Emanuele II e neanche a Carlo Alberto. Non c'è una statua di Garibaldi, non c'è un busto di Cavour. 
    Di Margherita si ricorda soltanto la pizza ed, ebbene sì, la bagna cauda ci fa un po' senso.Qui si mangiano agnolotti annegati nel barbera.In teoria.Adesso si ciucciano le gambe del tavolo.Qui ai Savoia sono sempre stati rivolti soltanto dei repubblicani pernacchioni, anche per scarso senso artistico, perché ciò che la città ha di bello e gentilizio ( pochissimo) precede il fasto savoiardo.Da queste pagine richiamo all'ordine Emanuele Filiberto, la smetta di frequentare nani e ballerine e venga a conquistarci. Rifacciamoci un Regno tutto per noi.Giuro che gli faccio un monumento con il Pongo.



Per cui, caro Signor Emanuele,ci faccia un pensierino.

Ci basterebbero soltanto i fiumi di soldi versati nella Cassa del Mezzogiorno o il tesoro dei Savoia.




Crozza ha parlato male dell'ex Sindaco, ha parlato di tartufi a Berlusconi e di rose moldave, ipotizzando anche festini. Be',  non ce lo vedo, l'ex Sindaco, in tale veste. Certo è che sprechi ce ne sono stati, ma qualcosa si è anche visto. Corso Roma, la pavimentazione dei giardini, di Piazza Genova, la trasformazione di un centro sportivo per braccini corti ( una spesa morta) in una piscina pubblica.Anche altro, credo.





E sprechi.Errori, persone sbagliate al posto giusto.





Un teatro chiuso, ad esempio.Per incuria.





No, non è stato un buon Sindaco, ma prima di lui quanti sono stati, effettivamente,Sindaci e Presidenti di Provincia o di Regione, onorevoli deputati e senatori, Ministri...quelli che hanno preso soltanto provvedimenti equi, non hanno assunto a frotte parenti , apostoli , adepti di conventicole e compagni e camerati di partito, amanti ? Messo a capo di municipalizzate, banche  e società collegate agli Enti locali amici degli amici dei capetti di partito e dei loro faccendieri, sperperato in consulenze e appalti dati, guarda caso, a studi gestiti da (ancora) amici, parenti, camerati e compagni.

Moltiplica quest'andazzo per tutti i Comuni d'Italia e il rigore sabaudo va a farsi fottere.

Al nord il bauscia straricco.
Al centro le Coop rosse.
Al sud i mafiosi e i camorristi.


Ci vorrebbe un ripiego sul privato, ma mi hanno detto che l'amore romantico non esiste, è soltanto occuparsi di un piccolo orto, che renda due patate e due fagiolini, qualche pomodoro.Sono tutti affezionati ai figli che han cagato, ma soltanto perché li rispecchiano. Se sono figli degli altri, pietà l'è morta.Trombano tutti come conigli , in teoria, in realtà, tra il dire e il fare c'è di mezzo la moda, come prima erano tutti morigerati, da qualche anno in qua vantano imprese titaniche da poverazzi, perché vantarsi della propria sessualità equivale a vantarsi di quanto e come si mangi o si caghi.

Non solo non esiste l'amore romantico, non esiste l'amore di per sé.

E' soltanto convenienza.

Anche l'altruismo, è sindrome di Madre Teresa di Calcutta.

Prendiamone atto.

Ma sono stufa, sono proprio tanto stufa.









venerdì 19 ottobre 2012

Uomini

La maggioranza va bene per farci il Ciappi. Eppure dal Popolo ai singoli, dettagliatamente, tutti alla ricerca di un capro espiatorio, di un signor Malaussène e ci si dimentica Kant: DA UN LEGNO STORTO COME QUELLO DI CUI è FATTO L'UOMO, NON SI PUO' FARE NULLA DI DIRITTO.


Tutti pazzi per i pezzi | Delmiglio

Tutti pazzi per i pezzi | Delmiglio

giovedì 18 ottobre 2012

Basta un poco di zucchero...

...e l'ultima settimana di stipendio, scivola via.
La Signorina ritira un paio di esami clinici, per cui ha sborsato 88 € di ticket e ne legge i referti in piedi, sugli scalini della clinica.Lo fanno in molti, siamo impazienti. Ha saltato il pranzo per ritirarli da sé, la Signorina non delega e son passati i tempi in cui qualcuno poteva renderle lieve la vita.
Ordinaria amministrazione. Va bene, per l'età.
Allora si mangia fuori, poi si fa un giro per vetrine, ma siamo agli sgoccioli degli sgoccioli.Sono tempi amari.Si risolve però, la Signorina ha sofferto abbastanza da non sentire mai aria di tregenda, è tutto un venticello, finché non sarà veramente stanca. Si reca da un amico di rete, ci gioca, vicini di casa virtuali.
Coperto,involtini di carne (ottimi) con verdure grigliate e acqua gasata. Il caffè è offerto dalla casa.
7.50 €
Passeggiata nel Corso, fa freddo ma si sta benissimo, il clima è secco.La Signorina entra in buona parte dei magazzini che fanno orario continuato e apprende così che :
sono di moda abiti scamiciati, qualcuno li indossa su maglie e t shirt, lei trova la cosa inelegante, le piacciono sotto una giacca;
i maglioni si sono allungati;
il colore che preferisce ( di moda) è il verde smeraldo, ma non disdegna il verde scuro ( ci sono bei pullover a trecce) e il ruggine;
s'innamora di una gonna a tubino, nei toni del grigio melange;
apprezza un paio di cappotti;
pensa che potrebbe fare accorciare un lungo cappotto grigio che già possiede;
apprezza pantaloni di broccato, belli,aderenti a sigaretta, nei toni del beige, del nero, del bordeaux;
vede un bel piumino;
scopre un nuovo negozio di prodotti di make up;
continua a pensare che la bigiotteria non è mai perfetta;
trova bellissime le borsette di vernice color sabbia, ma lei ha una pratica multitasca verde, da poco prezzo;
vede tronchetti che mai indosserebbe e un paio invece di una morbidezza incredibile.

Prosegue al mercato: qui i colori dell'ortofrutticolo sono una festa. La verdura e la frutta meritano fotografie  e dipinti, hanno un animo allegro e intenso.I frutti della terra sono espressione d'orgoglio. Forme e colori esaltanti. Al mercato, pur quello limitato del giovedì, vede un sacco di cose belle.Non è necessario che siano costose, per avere un' intrinseca estetica e bellezza.Cose gradevoli ce ne sono. Tante. Ascolta una pensionata ringraziare una Cinese : "grazie a voi, posso permettermi cose nuove e più alla moda". Contenta, "sta nella pensione", chiamalo poco.

E' tuttavia in un negozio modesto di casalinghi che s'inebria. La merce non è tanta, c'erano negozi più ricchi e più belli, fino a poco tempo fa.Tutto pare aver fatto la fine delle finanze della Signorina. E lì, lei rammenta di quando la casa era il massimo, era il suo regno, la sua massima espressione di gioia manifesta. "Il calore della casa è il mio", si diceva."Chi entra qui, incontra la mia interiorità".Ripensa alle cose acquistate pensando a qualcuno che poi le avrebbe viste, all'ordine delle posate e delle stoviglie, al tovagliato, all'ordine dei cassetti. Qualcosa ha velato lo smagliante sorriso della casa, che era espressione d'amore e non semplice luogo-rifugio.

La Signorina rivuole la sua casa, vuole tornare a dichiarare l'amore alla casa.

Tra tutte queste sollecitazioni, non vacilla,acquista giusto un flacone tondo di sapone liquido e un deodorante alla melagrana.Il minimo sindacale delle spese folli delle magre disponibilità.

Poi, un bar, ci vuole un bel bar e un caldo marocco.

Sceglie un bar elegantissimo, una novità.Le servono un marocco pallido, senza cacao, che sembra un latte macchiato e chiede uno sfizio: un macaron al pistacchio, che non arriva.
La cameriera è giovane.
Distratta.
Poco capace.
Il locale non è strapieno, è impossibile sbagliare, se lo si fa è per incuria o incapacità di lavorare.
Delusione.
Un ambiente amabile, che frana nel servizio.

La Signorina si alza e se ne va.

Tutto sotto tono, si chiude una pagina.
Ha visto stivali verdi e bellissimi.
Ha voglia di leggerezza.

Qualcuno le ha ricordato che, difficile com'è, morirà da sola, chi l'ha detto sarebbe chi avrebbe dovuto dirle " non piangerai mai più, ci sono io", allora la Signorina inizia a fantasticare:
ha un male, incurabile,si rinchiude all'ultimo piano di un Hotel milanese e si uccide nello sferragliare di un tram, dalla finestra,si vedono non troppo in lontananza... le guglie del Duomo.

Oppure ha scelto una struggente località di mare e ha osservato le onde, ammirato un tramonto e poi abbracciato il suo.

Infine non ha che da inoltrare richiesta per il servizio di eutanasia, siamo nel 2042.
Basta un po' di anticamera in una sala d'aspetto.

Pensa che la gente ha fatto della morte un feticcio e non un'azione.
Inguaribile romantica gran caciarona, diciamocelo.

Come le sembrano meschini, tutti...

Di conseguenza nella vita ci si diverte,anche con un budget limitato.

Cose da vedere e fantasticare ce ne sono tante.Mamma ragazza si misurava vestiti che non avrebbe mai comprato, per divertirsi e poi tornava a casa con i suoi stracci.

La Signorina è pigra, non ama i camerini. Guarda e passa, commenta saggiamente tra sé e sé su TUTTO.

Fuori casa: dalle 13 alle 17.

Spesa complessiva: 11.50 €
E' stata brava. 
Si è divertita.

Spensieratezza.
Serenità.

Ah, il sapone liquido sa lievemente di mandorla.
Il deodorante per la casa è dolciastro.

Entrambi i prodotti hanno però una bella confezione.


Un cruccio la sta abitando, ma è comune a chissà quanta gente!

Lasciamo che sia un segreto.

Il bello della Signorina è la sua capacità di ricamare con qualsiasi filo: d'oro, d'argento e spinato.

Le spiace di aver speso denaro per un libro per visionari, che non hanno mai vissuto una settimana a contare il centesimo, "La strada" di Cormac Mc Carthy, che per parlare d'amore e responsabilità paterna ha bisogno uno sfondo apocalittico. Tipico di chi non ha mai avuto un figlio con i piedi lunghi  e le scarpe corte intorno al 20 del mese.

Un bel pacco, e via al Libraccio.







mercoledì 17 ottobre 2012

Donne du du du


Se gh'an de di...(Anonimo) - I GUFI A COLORI

Libertà di sciare e di andare a cagare

50 sfumature di rottura di belino

E' una settimana buona che , se accendo la tv, o vedo D'Alema o vedo Bersani oppure Renzi, e ognuno parla del suo ruolo interno, esterno, parallelo al partito.Sul "dopo Monti" non una parola. Non passa neppure per l'anticamera del cervello che alla gente possa interessare un contenuto, soltanto pubblicità del prodotto in tutte le varianti, pienamente consapevoli che intanto la sostanza non interessa più nessuno. A ognuno interessa il suo culo e quello della sua famiglia e come fare a gestirlo, piazzarlo, farlo sedere più comodo, affinché tutti possano mangiare e cagare, alla faccia di tutti gli altri.


Si dà il caso che,se mi si sollecita troppo, una cosa non m'interessa più. Se la massa va da una parte, la Massa,a cui è inviso il capannello, tende ad andare dalla parte opposta. 
E' sempre stato così, ho sempre provato enorme fastidio per la transumanza, il comportamento tribale, il cervello all'ammasso, i pranzi natalizi in famiglia, in cui non si sa mai chi sia il tacchino e si fanno le scommesse
dopo una certa età, sul primo che schiatterà ( e non sempre si vince).Ebbene, me ne frego dei rottamati e dei rottamatori, ma anche del PDL tutto insieme e nelle sue parti distinte. Per me possono andare tutti quanti a dar via quello che hanno incollato alle poltrone,ai divani, alle sedie di casa.Non me ne frega più uno stracassero di nessuno dalle Alpi alle Piramidi, dal Manzanarre al Reno.



Da bambina ero bionda, con gli occhi azzurri, come mi vestivano tornavo a casa, senza un capello fuori posto e, se le calze erano bianche e nessuno mi pestava i piedi, bianche restavano, mi muovevo con grazia, non mi spettinavo neanche. Mi piaceva studiare e non ero bravissima...di più. Scrivevo da dio, leggevo come i grandi, recitavo, disegnavo benissimo.
I miei lavoravano,stavo a casa DA SOLA tutto il pomeriggio, mai fatto un disastro ( tranne quando ho tentato di tagliare il pelo al gatto e lui di cavare un occhio a me).Facevo il compito e merenda,studiavo, giocavo, guardavo la tv,leggevo, aspettavo. A volte la merenda non c'era, prendevo i miei soldini e andavo a comprare il pandolce dal panettiere.Mai avute madri, nonne, baby sitter, zie e altre befane che mi sorvegliassero, badavo a me stessa.Brava e buona, sempre perfetta, ma astiosa. Se non mi riconoscevano qualità e pregi, io diventano scontrosa, scorbutica e la mia lingua si faceva tagliente.Sono rimasta uguale. Tale e quale. Non sopportavo l'idea che al mondo ci potesse essere invidia o scarsa considerazione per chi fosse buono e bravo e un esercito di esseri rumorosi e balordi che agivano in gruppo e vanificavano qualsiasi sforzo del singolo di essere migliore.



Invece tutti quanti fanno rumore.

Sul ponte sventola bandiera bianca.

Sulla mia tavola  invece troneggia un piattone di funghi trifolati.



50 sfumature di rottura di belino tra tutto  ( famiglia, lavoro, amori fasulli, politica, destino) sono persino POCHE.