mercoledì 21 novembre 2012

Somewhere Over The Rainbow - Judy Garland 1939

Premio Alberto Manzi a Margherita Hack

Non tutti ricorderanno Alberto Manzi, era un maestro elementare, assai telegenico, con una certa qual disinvoltura, che insegnava la lingua italiana a un popolo in evoluzione, che diventava "italiano", lo faceva attraverso  la televisione, uniformando l'espressione, abbandonando il dialetto.La sua trasmissione s'intitolava "Non è mai troppo tardi". Era vera e propria opera di alfabetizzazione. Io stessa seguivo le trasmissioni, da bambina. Alberto Manzi aiutava le persone a uscire dall'analfabetismo, un misero popolo a istruirsi. Offriva una strumentalità di base attraverso un apparecchio di comunicazione, il televisore, giunto nelle case grazie al benessere, che aveva tuttavia necessità di essere raffinato, elevato.
Bene,quest'anno il Premio Manzi è stato assegnata a Margherita Hack.
    Ora, senza togliere nulla all'astrofisica, di cui apprezzo la schiettezza e i meriti nel suo contesto, ritengo che un premio intitolato a un MAESTRO ELEMENTARE, debba essere assegnato a un MAESTRO ELEMENTARE.
Se Alberto Manzi praticò anche e soprattutto in televisione, ma non solo,finito il lungo ciclo di trasmissioni, tornò all'insegnamento, dal quale fu sospeso per aver scritto sulle schede di valutazione, alle quali preferiva le pagelle : quel che può fa, quel che non può non fa..." ( e ora siamo tornati, come lui auspicava, alle pagelle), tanti maestri elementari hanno alfabetizzato un popolo e ancora continuano a farlo.
Un tempo iniziavano la carriera in scuolette di montagna, in paesini isolati dal mondo in cui erano costretti ad abitare. Scuole riscaldate da una stufa a legna e carbone ( e gli scolari contribuivano, ognuno con il suo ciocco o il suo sacco). Terminavano la carriera in città.Dopo 40 anni. Insegnavano a superare il dialetto, integravano alunni con diverse esperienze, differenti per ceto, dialetto e provenienza. I maestri hanno fatto gli Italiani, specie quelli del nord ovest, che insegnavano ai conterranei l'uso del passato remoto ( inusuale), ai Sardi a non raddoppiare a caso, ai Veneti a non tralasciare le doppie, ai meridionali ad affiancare la lingua italiana al proprio dialetto.Ora, fanno identica cosa con immigrati di ogni provenienza, in una Babele di culture, uniformando. C'è chi in classe ha tutte le realtà possibili.
    Quando chiusero inoltre le Scuole Speciali e furono sciolte le classi differenziali, l'utenza portatrice di handicap e caratteriale si riversò nelle classi cosiddette normali. Agli insegnanti il duro lavoro di accogliere, uniformare nella diversità, offrire strumentalità di base utile a vivere, ricevendo bambinetti appena in grado di scrivere il loro nome, licenziando bambini in classe quinta capaci di calcolare il volume del parallelepipedo.
Insegnanti che ,oltre al loro lavoro, sono: psicologi, sociologi, assistenti sociali, baby sitter, infermieri, confidenti.

Un premio alla memoria di un maestro elementare si dà a un maestro elementare, che perpetua l'opera d'alfabetizzazione.

Se fossi la signora Hack, lo rifiuterei, chiedendo che venga assegnato a chi ha condiviso la professione di Alberto Manzi,con tutta la sua pazienza, fatica psicofisica, abnegazione e capacità di rendere semplice ciò che semplice non è.

Buona parte di ciò che sappiamo, lo abbiamo appreso alle elementari.
Un palestra per l'apprendimento e i parametri di socializzazione.

Mi spiace per la Signora Hack, ma NON è un premio per lei,lo restituisca.Non è mai troppo tardi per assegnarlo ad altri...














martedì 20 novembre 2012

Luoghi del cuore

La Signorina pensa che quando amiamo qualcosa, la vogliamo condividere con qualcuno che amiamo.Che sia il divano, la pietanza preferita, un ristorante, un luogo ameno, la  casa, la vita.

Lasciando perdere cose importanti come un divano, passiamo immediatamente al luogo.Oh, ci sono posti che hanno contribuito alla nostra formazione sentimentale, che hanno riempito i nostri occhi di bellezza, consolato le nostre membra, scaldato al loro tepore, rinfrescato con i loro venti...Questi luoghi hanno raccolto ricordi, confidenze, stupore, malumori, dispiacere ma anche gioia, rinascita, serenità, bellezza ritrovata. Luoghi che sono nutrimento estetico e sentimentale.










Scorci gradevoli,angoli da respirare a pieni polmoni,vedute mozzafiato che danno un colpo di spugna ai pensieri negativi. Posti che vivificano, sono la tua storia, ti scorrono nelle vene, hanno il potere di farti considerare la vita BELLA ogni volta che ti è venuto il dubbio che fosse l'opposto.
Ebbene, li frequenti da così tanto tempo che sono CASA,perché ne  conosci ogni angolo e nel contempo non la sono.Sono l'ALTROVE, ma è un altrove conosciuto e fidato, che sai che ha il potere di ritemprarti, di lenire ogni pena, di rinvigorire e di sciogliere qualsiasi tensione.
Non è casa, è rifugio. 



Se lo si condivide, si grava di un ricordo in più,ma la quantità dell'andare e stare di quelle persone si tinge appena. La prepotenza di certa intima bellezza supera qualsiasi passaggio o tutti li comprende. Ami quel posto, quel posto a modo suo ha amato te.
E' il caso di Nervi, in Liguria, per me.
Passeggiata monumentale sulla scogliera da porto a porto. 
Una manciata di minuti da Brignole.
Cambiato e e nel contempo immutato nei suoi fondamentali.




Sorridere ai ragazzi che ti mostrano con orgoglio il loro piccolo locale, quando tu lo conosci da vent'anni e ti alzi e vai in bagno senza chiedere dove sia, hai conosciuto almeno altre tre gestioni, prima di quella. Ogni cambiamento, una stretta al cuore.







La vecchia gelateria, che serviva granite alla panna, grazie all'abilità del suo gestore, e mostrava con orgoglio un pappagallo, che mangiava un minicono gelato, ora è orba del suo pennuto, il padrone è malato, dietro al bancone una signora sempre bella, con gli occhi color del mare, ma quanta sofferenza infligge la vita. Non parlo della  mia, in vent'anni...
Ma siamo ancora qui e il posto sarà ancora là.Anche dopo di noi ( posso dire...purtroppo?)

L'eternità,che pure non è certa, ha una sua rassicurante bellezza.
Allora che importa, se a volte l'hai offerto, come uno spaccato di te, una finestra sulle emozioni fortissime che ti dà quel luogo dove ogni sguardo intorno è un dipinto...resta tuo.Non ti sorprenderesti neppure se l'ospite ti dicesse che non ha percepito che tu e quel posto respiravate all'unisono. 
Se mostri la Luna, più di uno stolto guarda il dito.
Manco s'accorge che la felicità t'ha trasfigurato il viso.


Ci sono infine posti da emozione che non vedi l'ora di condividere, come aver trovato un tesoro e mostrarlo a qualcuno, con l'impazienza di chi pensa che bellezza e felicità siano talmente dense da restarne avvolti,come in un massaggio. Sono olio, crema per il corpo, se ne uscirà caldi, morbidi, setificati, stretti dal medesimo incanto, ma scopri che la poesia che hai inseguito era in una lingua sconosciuta a chi l'hai recitata. Nei suoi occhi, il buio.
Non ha capito, non ha visto, non ha condiviso NIENTE.



Il rischio è che il buio passi di sguardo in sguardo e un luogo, immaginato, scovato, visitato, amato con euforia, si svuoti di significato, vi si spenga la luce di ogni possibile bellezza e resti come un finale di sangue in un cartone animato.
Insomma: i luoghi condivisi con chi non li ha sognati come te sono come il film di Bambi. Da vedere una volta e mai più.

Non parliamo dei luoghi dove la morte ti ha portato via i soggetti...se non hanno altre associazioni, muoiono anch'essi. Li vivrai con mestizia, rivisitandoli.

Per questo è necessario, se s'individua un luogo che piace e non è sufficientemente *nostro* da non diventare per noi meta solita,TENERLO SOLTANTO PER NOI. Non portarci NESSUNO.

Nessuno che un giorno possa morire, dileguarsi, svanire, cadere in disgrazia. Nessuno da associare a un percorso, un paesaggio. Ci dev'essere un posto dove il ricordo sia:

IO E IL LUOGO


Se arrivo qui, mi ricordo DI ME.
Non vi dico neppure il nome.













In questo modo, conserverà emozioni pure, le tue foto in quel posto saranno scattate da te o da chi non fa parte continuativa della tua vita.Persone poco importanti.

Non avrà in nessun modo alcuna connotazione legata a fatti se non estemporanei o dipendenti dallo stato concreto o dallo stato d'animo contingente.

Sarà una mostra vivente, quadri che sfilano, momenti di vita di una neutralità integrale.



domenica 18 novembre 2012

Giornata delle vittime sulla strada

Google e blog

sesso
14
cuori all'uncinetto
6
fumetti bianco e nero
5
catapulta
3
puttane mature
3
anime gemelle
2
attrice occhi cielo sguardo dolcissimo limpido
2
botox occhi prima e dopo
2
cazzo grosso
2
de andrè

Queste sono le parole chiave per arrivare al mio blog tramite GOOGLE, oggi...la dice lunga su chi siano gli Italiani. Vanno dal sentimentalismo di facciata alla trasgressione. Sono intrisi nella retorica e nella nostalgia e vogliono rifarsi i connotati.Degli imbecilli.




La sostanza del sogno

Sognavo.
Non parlo di sogni a occhi aperti, nei quali ciascuno di noi è bravo, alcuni persino possibili, se perseguiti con determinazione e altri se le persone fossero migliori, ma di solito non sanno mai neppure che cosa vogliono...Mi riferisco ai sogni veri, quelli che si dipanano nella mente con il sonno.Prendono corpo da bisogni e paure, li elaborano, e se ne escono in immagini, più o meno vivide.
Ho sempre sognato tanto. Sogni con una trama, belli come  un film. Sogni colorati e molto intensi.A volte tragici, altre surreali, molti divertenti. Sempre originali e gustosi. Alcuni erano incubi feroci o rielaborazioni di realtà sgradevoli, da esorcizzare e combattere. Altre volte erano la perfezione, il desiderio realizzato, la fucina delle aspirazioni.
Brutti sogni, bei sogni, sogni né belli né brutti ma prorompenti. Sogni da sedersi sul letto e raccontare con foga e gioia bambine o portarseli addosso e con sé, per la vita e i luoghi fino a lasciarli sfumare e sparire.
Sogni consistenti, ricchi di personalità, colorati e coloriti.
Da circa tre mesi non sogno più. 
M'addormento, dormo, mi risveglio.
In mezzo, nulla.
Per carità, mi riposo, forse nel profondo c'è comunque qualcosa da elaborare, ma mi sorge il dubbio che invece da rielaborare non ci sia più niente, allo stato attuale delle cose. Che sia tutto chiaro, che il viaggio sia stagnante e non è sempre un male. E' una condizione di stabilità. Non c'è paura dell'azione. Non c'è speranza. 
Insomma: nessuna emozione.
Uno stato di precarietà codificato che ha bisogno di essere svegli e agire o di dormire.
Tra l'una e l'altra cosa, nulla.
S'attende evento, talmente bello o talmente brutto capace di dare il via al sogno e non sia   soltanto il  necessario smaltimento di un'ordinaria digestione che porta, alla fin fine, a cagare la vita.
S'attende tutto sommato bene, con una mente immersa in una sorta di anestesia.
Non è poi così male non sognare.
Non è neppure vero che non ci sia nulla da raccontare.Non c'è niente da dire, è diverso.
Resta la comunicazione a un interlocutore immaginario che ti dica: sono forse io, Mia Signora?



giovedì 8 novembre 2012

Elezioni Merecane

Premesso che della vittoria dell'uno o dell'altro, tra Obama e Romney, non me ne potrebbe fregar di meno....


Renoir a Pavia

In una giornata plumbea ma secca, prudentemente con l'ombrello in borsa, la Signorina se ne va a Pavia, per vedere Renoir in mostra, in treno. Il viaggio è breve e tutto piano, i colori autunnali della pianura sono discreti e delicati: Scesa  a Pavia, nessuna difficoltà a individuare il giusto bus, la rete pavese è organizzata alla perfezione.Sorpresa gradevole: lo sconto di 1 euro sull'ingresso alla mostra, stampato sul biglietto. Molto, se si pensa che l'ingresso ne costa 10 e ti offrono anche un buon caffè.Praticamente, si rimborsa la corsa e di più. Il Castello Visconteo è sempre un bel vedere, severo e maestoso, immerso in un parco gradevole, reso sublime dai colori ottobrini.







Si aspetta però. Fuori. La coda è lunga, menomale che non piove...forse si è un po' sottovalutata l'affluenza, un pittore carnale e gioioso come Renoir attira gente!Sto aspettando infatti, con Genovesi e Milanesi. Entro, mi spiace un po' che il guardaroba non sia sorvegliato, un difetto  a cui  si può facilmente rimediare.
Bello tutto, accogliente l'ambiente delle Scuderie, buona l'idea di disseminare poltroncine  e divanetti per godersi un filmato esplicativo di grande interesse.





I pezzi però sono pochi, sinceramente m'aspettavo di più. Sapiente il percorso, un po' povero ciò che si vede, Renoir è stato molto prolifico, anche troppo, a parer mio.

Come mai? Si ripete. Con un certo manierismo. Amo gli impressionisti, ma in Renoir non mi ha colpito nulla se non una maestria tecnica, specie nel pastello, che non mi ha dato le sensazioni stanche e dolci di Monet ( visto a Palazzo Ducale a Genova, lo scorso anno, nella bella mostra, un po' caotica, "Van Gogh e il viaggio di Gauguin"), che esorcizzava nella bellezza languida di una natura "pettinata" nel suo giardino una teoria di lutti.




 Non le emozioni di Van Gogh, la cui pittura è una sberla, un tuffo al cuore, un orgasmo;la sua vita e la sua morte, una cometa in rapida caduta. Van Gogh prende alla gola, con una maestria e una passione pari a quella che ha avuto, fortemente deluso, dalla vita e dagli altri.




La pittura di Renoir è sapiente, ricca, ridondante, magistrale e un po' grossolana. I suoi paesaggi sono prevedibili, anche se bellissimi. Le sue donne sono paffute, hanno gambe grosse e corte, visi tondi con labbra turgide, sono rosee e ineleganti.Sembrano tutte serafiche fantesche. Non belle.




.E sono tante, occhieggiano ovunque. Senza morbosa sensualità, di questo gliene rendo merito. 

Lontane anni luce dalle prostitute malaticce di Toulouse Lautrec, che quasi cercava una somiglianza tra il suo male di vivere e la miseria umana delle sue puttane tristi. 




Nude ma mai in pose particolarmente discinte. Renoir amava le donne in carne e l'incarnato roseo delle donne giovani e sane. Era noto per la sua carnalità, apprezzando modelle dalle forme generose. I suoi ritratti invece sono più eleganti, quasi spensierati, come eternando uno sguardo in un momento di serena calma...




Mi soffermo tuttavia sulle foto, sul filmato...
Tra le foto campeggia un Renoir seduto, vecchio, con un bel Mallarmé giovanile che lo guarda quasi con commiserazione. Come dire: dove trai questo tuo spirito?




Scopri così che Renoir ben presto soffrì di reumatismi gravi, che il trasferimento a Cagnes sur Mer fu una necessità, che non era ancor vecchio quando era già deforme e costretto su una sedia a rotelle, a dipingere con i pennelli legati ai polsi e il corpo preso da un tremito creativo e che la moglie, la sola compagna legale, con lui fino alla morte, lo lasciò ancora piuttosto giovane.
Insomma: un uomo malato o meglio un malato pittore innamorato della vita.





La  vita sana, che può offrire un fisico che sprizza salute da tutti i pori e la cui sensualità non va enfatizzata, c'è.
C'è nelle forme generose, nel colorito vivace, nelle pose semplici, pudiche.
C'è una sana nostalgica invidia per ciò che più stima e che non ha, un corpo forte e sano.




A questo punto la Signorina ne trae un'emozione materna: il grande pittore, che arriva persino a ripudiare l'impressionismo, per un anelito alla perfezione ( stima per questo Raimondi Marcantonio, minuzioso incisore...), dipinge la sua voglia di vivere qualcosa che non ha, di cui fruisce attraverso altri e non è la beltà elegante di un Boldini, a sedurlo. E' la schietta amabile bellezza di un paesaggio estivo, è la prorompente salute di donne in carne.




Eppure, non sono queste a piacerle, sono i ritratti.Perfetti.Ognuno vorrebbe, di sé, eternare la serenità.





Ovviamente, certi paesaggi che da vicino sono un'orgia di colori e che da lontano prendono contorni netti. Pittura per presbiti :-), l'incanto estremo dell'Impressionismo.Ineguagliabile.




La Signorina si perde poi per la severa Pavia, lombarda fino al midollo e medioevale. Severa e ricca. Signorile e sobria. Colta. Risale Strada Nuova, entra all'Ateneo, raggiunge le tre altissime torri, trova il Duomo, si spinge a San Teodoro,ma s'innamora della perfezione di Santa Maria del Carmine. Non è una chiesa, è "la chiesa". Si sposerebbe qui.








Santa Maria del Carmine







Gusta una paradisiaca torta paradiso nella pasticceria che la vide nascere, ricorda la guida, una ragazza dai capelli rossi e un aspetto alla Zandomeneghi, che portava un anello metallico simile a uno scudo.
Longobardo di sicuro.

Per le strade di Pavia, t'aspetti che Teodolinda sbuchi da ogni dove.

In Piazza Vittoria, è la movida pavese e c'è la pellicceria Annabella, che noi ragazze pre- campagna animalista ammiravamo dalle riviste...










La Signorina sale sul suo bus e torna alla piccola stazione, dove beve un caffè particolarmente buono. Sarà la filosofia del posto.




Renoir pittore e uomo.
Mestierante valente eppure triste.

...."La vita è un mazzo di fiori rossi", dicevi...ma a me non la racconti, Renoir. Se son fiori sono belli e fragili, se sono un mazzo sono una serie di momenti distinti,infine se son rossi sono forti come l'amore ma vividi come il sangue, ma se non lo versi, non lo vedi.



Un pensierino a un piccolo bar di fronte alla Stazione di Tortona, una graziosa casa di bambole in giardino.Totalmente differente da come si prospettano i locali nei dintorni della stazione, ma lo si può dire anche di Pavia. Non mi pare troppo lassista con il disordine...

La Signorina è contenta di sapersi bastare.

Il suo quadro preferito?
Questo:

Cagnolino

ma di Renoir i pezzi più belli, non c'erano.