lunedì 31 dicembre 2012

addio, Rita!

Ci ha lasciato Rita Levi Montalcini.
Non dico che sia da compiangere, ha avuto una lunghissima vita piena. Un'esistenza in cui ha saputo trarre il meglio dalla sua intelligenza e dalle sue capacità,arrivando a notevoli traguardi e lasciando questo mondo anziana, rispettata, ricca, saggia. Ho un suo libro: "L'asso nella manica a brandelli", scritto qualche anno fa ( ma la lucidità non l'ha mai abbandonata).Ebbene, nel raccontarsi dà qualche consiglio se vogliamo scontato ma sempre utile sulla modalità migliore per vivere:coltivare la curiosità a ogni età, non pensare d'essere arrivati e continuare a studiare, ricordarsi che tenacia e costanza sostengono il talento, che da solo è un bene nascosto agli occhi di  tutti. Insomma: la strada che indica è di lavoro e umiltà, ma non quella beghina, falsa, di chi finge di non valere, quella che spinge perennemente a studiare e sperimentare e che include anche compromessi, rinunce e sacrifici, ma che non ne fa un vessillo.Inoltre la neurobiologa afferma che il cervello non invecchia mai. I neuroni diminuiscono, ma i vecchi si ramificano e sono in grado di mantenere memoria e capacità attentive, creative, d'apprendimento.In lei, ma anche in Galilei, Picasso ed altri. 
La scienziata è vissuta 103 anni,in questi ultimi non le sono mancati gli insulti, rivolti dall'ala becera del Parlamento, quella per intenderci alla quale l'intelligenza e la determinazione femminili danno fastidio, perché sono l'emblema di un femminismo vissuto nei fatti, senza clamori ma opere concrete.
Ebbene: sono rimbalzati, perché la nostra era una donnina d'acciaio, coriacea ed acuta e ogni lancia si è trovata miseramente spuntata.
Non ha mostrato che la  sua intelligenza e le foto in gioventù la mostrano graziosa.
Non va compianta né rimpianta, è morta bene.
Va onorata e salutata come è dovuto a una grande personalità.






BUON ANNO A TUTTI 2013 (OH HAPPY DAY)

lunedì 24 dicembre 2012

Jack Skeletron - Cos'è?

Dean Martin -- Let it snow

Frank Sinatra-Santa Claus is coming to Town-

A Natale...

Mai capite le adunanze oceaniche di parenti. A Natale eravamo mamma, papà, mia nonna materna, io e il gatto. O il cane. Più tardi,le stesse persone meno la nonna.Poi le stesse meno il gatto.Poi le stesse più il cane. Poi le stesse meno una, poi meno due. Però un cane c'è sempre. Le ipocrisie se le tengano gli altri. Che altri confrontino casa, vestiti, cucina, successo sociale, aspetto fisico e iter scolastico dei figli.
Che i cornuti trovino pace a Natale, pensando che le corna siano come quei cerchietti da renna che si tolgono dalla testa all'occasione. Che si sopportino cognati sboroni, cognate impiccione, nipoti fracassoni, figli avidi ed esosi,zii rincoglioniti che si spera schiattino per fotter loro l'eredità, che si mangiano tredicesime in regali.Che gli ipocriti vadano a dar via il chiulo.

            Auguri sinceri soltanto a chi vive a testa alta.E non sono tanti.Dio non usò fango per impastare Adamo,ma diceva un certo Lucipher che durante la creazione gli era scappata la cacca ( aveva creato le ciliegie e si sa che una tira l'altra...ma sono lassative). E Dio non butta via niente.






domenica 23 dicembre 2012

Giorgio Gaber - Che bella gente

A Natale puoi

Gufi - Era Natale

Primarie natalizie: primarizie.

Primarie natalizie: primarizie. 
Candidati: Gesù Bambino ( giovane, determinato, farà carriera, chi lo ama lo seguirà), Babbo Natale ( il vecchio leader, che si fa trainare da servizievoli renne e può contare su uno stuolo di elfi al suo comando) e la Befana ( arriva in ritardo, è donna, è brutta sennò dicono che sta con Babbo Natale, è perdente, perché nel nostro Paese le donne o sono di figura o tocca loro la parte più grama come piangere sui neutrini per tagliare o piangere in diretta per legnare).
Credo proprio che Babbo Natale la spunti. Quel Gesù è saccente ( parola dei Saggi dei Tempio).
Tutti i candidati hanno promesso i loro regali, se vinceranno.


Babbo Natale spicca nel suo rosso vestito.
Gesù Bambino è meno appariscente, è in maniche di camicino.
La Befana s'è conciata come poteva, l'alternativa era una mise sexy, ma è già maggiorenne, sull'italiano medio non fa presa oramai, tranne nel caso in cui sia un giovane inesperto che debba farsi i denti. Allora c'è la fila, come al bordello per militari del tempo che fu. Ha già commesso un imperdonabile errore: promettere carbone a chi non meriti alcun dono.Gli altri due candidati sull'argomento "merito" glissano. Gesù Bambino fa capire che il comportamento conta o non c'è trippa per gatti, ma non si sa se fa sul serio oppure no ( è un perdonista).Babbo Natale dà l'idea che elargire sia il suo unico scopo, ma temo che la scatola più grossa, quella quadrata che sembra un tablet di ultima generazione,sia in realtà la solita confezione di mutande.






Il "mio" classico natalizio.

venerdì 21 dicembre 2012

Momenti d'amore

Ci sono momenti d'amore,di ritorno di fiamma per te, in cui ti senti giusta, in un luogo felice in un momento perfetto. E' successo oggi. Pausa pranzo di una giornata oggettivamente difficile,eppure c'era un sole che pareva una demo marzolina, tanto l'aria era frizzantina, carica di sole e di quel freddo pungente che ha sapore d'inverno.Come a dirti che è più mortifero l'autunno, che è  un killer. Uccide spietatamente e in modo seriale ogni traccia rigogliosa delle furenti estati. L'inverno indica la stasi. Il mio carattere ama la stasi.I lunghi periodi in cui ci si veste più o meno nello stesso modo,la rassicurante somiglianza, pur con punte estreme tra buon tempo e cattivo tempo.
Insomma,ero lì che aspettavo un toast, con un calice di rosso in mano e ammiravo, seduta in un bar accogliente e luminoso,il tronco levigatissimo di un albero ben temperato, che le stagioni hanno ammorbidito, che mi sono sentita bene, felice. Mi piaceva tutto di me, dalla punta dei capelli spettinati fino alla punta degli stivali, nelle varie tonalità di grigio, panna e nero e mi sentivo in pace, osservando il via vai del traffico.Armonia."Ravanavo" in un sacchetto, da cui toglievo cose piuttosto improponibili che mi facevano sorridere,ma erano indizi di Natale, nel gran gioco di alto gradimento e ancor più di valutazione sociale e mi rallegravano comunque, anche se sottolineavano che il mondo non perde occasione d'omaggiare soltanto chi gli renda, il resto è benevolenza, che presto sfuma, con lo svanire della nebbia che avvolge una frequentazione.Non è un momento né un periodo di particolari rallegramenti,di un anno incongruente, in cui ogni cosa è costata più sforzo di quanto meritasse e la tenacia è stata tangibile e non è che mi caratterizzi...Un anno di adesione entusiasta  a progetti che sembravano partite di briscola col morto, ma è stato come dire: ho corso e gareggiato, ma ero sola lungo il percorso e tanta lena era inutile.Non che gli altri non ci fossero, ma erano comparse e cappellai pazzi il cui comportamento sfugge alla logica.Oppure ne segue una molto personale, che oramai è la prassi. Una logica umorale.
Mi sono concessa persino un caffè con panna, in cui la morbidezza cola infine nell'amarezza ed è un bel connubio. Non c'è estrema dolcezza che non sia causata da una ferma, gustosa, razionale amarezza. Insieme, son perfette.Non si è stucchevoli, non si è dark.
D'altra parte, uno dei miei colori preferiti da indossare è il grigio. E' sobrio, ha innumerevoli sfumature calde e fredde, si sposa bene a tinte chiare, scure o pastello. Ama accostamenti arditi.
"Per essere la fine del mondo - mi son detta - è una giornata bellissima".
Di fatto ogni anno è la fine di un mondo.
C'è chi sale, c'è chi scende.
Chi si perde per strada non sempre è migliore di chi ti è restato.
Vivevo tutto ciò ben consapevole che certe magie è difficile ripeterle, ma la felicità difficilmente è fatta di cose eclatanti. La mia inoltre si consuma quasi mai nel rumore e di rado in compagnia.Ogni pensiero è un messaggio in bottiglia. Ci sarà chi capirà.
Forse.
Il mondo non è finito?
Ogni giorno muore un mondo di cose.
E' sempre la fine del mondo.



Non per nulla il Solstizio d'inverno era una grande festività. Il Grande Riposo superficiale. Il Gran Lavorio nascosto.La Sopportazione paziente. La Quiete prima della Tempesta e dopo la Falce autunnale.




martedì 18 dicembre 2012

bbbbbbbellezzaaaaaa

come l'avrebbe dipinta oggi.

Fiona, Pamela e Gina.


Gli Italiani mancano di razionalità e logica. Sono influenzabili, hanno una cultura imparaticcia, non riflettono, sciamano. Veniamo al quesito:

“Pamela, Fiona e Gina, sono tre ragazze newyorkesi. Stanno prendendo il sole i
n una piscina della loro città. Pamela indossa un costume intero. Fiona legge un libro, Pamela e Gina sono cugine. Quale delle seguenti proposizioni è vera:



a) Fiona è una studentessa universitaria;



b) Pamela è grassa;



c) a Roma non sono le 9 del mattino;



d) Pamela e Fiona sono cugine”.



Ebbene. L'unica risposta ovvia è che se stanno prendendo il sole in piscina, a Roma non sarebbe possibile.Il resto sono illazioni, ma so per certo che buona parte degli Italiani direbbe che Pamela è grassa perché ha il costume intero; non legge bene e soffermandosi a pensare, perché è superficiale,per cui avendo letto che Pamela e Gina sono cugine direbbe che lo sono anche Pamela e Fiona o penserebbe che, se Fiona legge, è una studentessa. 

Meglio un test di logica che nozioni imparate a memoria.Quello viene dopo, la preselezione logica tout court, in un Paese NON intelligente ( geniale per casualità e a punte isolate) dovrebbe essere LA PRASSI.
La selezione vera e propria si può basare infine sulla cultura specifica.Inclusa prova pratica di comunicazione.

Era uno dei test dell'esame preselettivo per insegnanti.
Hanno bocciato parte degli aspiranti? Hanno FATTO BENE.

Ma come la mettiamo con tutti gli immessi in ruolo per soli titoli?
Una marea di istruiti incolti.


domenica 16 dicembre 2012

Addio, Febo!

W Abberluscone

Abolirò l'IMU, BUBU e YOGHI. 
Mi sono fidanzato con una ragazza di 28 anni, perché finalmente ho messo la testa a posto, non sono più il giovincello scavezzacollo di qualche anno fa.
L'ho riposta nella cappelliera che mi hanno fatto al Museo delle cere per tenercela dentro.
Faccia di cera, capelli di nylon,denti di ceramica, ma gli occhi sono i miei, sempre più mandorlati a ogni tiratina. 
Me li fa Balocco.


Campagna elettorale

Questa è la foto di un qualsiasi politico in campagna elettorale.
Noi, ovviamente, non siamo subacquei e vediamo soltanto ciò che compare in superficie.



sabato 15 dicembre 2012

Berlusconi hai rotto...


La Sindrome di Asperger spiegata in 8 minuti (dal Film "Adam")

I Sadici Maya

Dal libro "I Sadici Maya": 

" ...era il 21, no aspetta...forse il 22. Guarda bene, forse sono due 8 scritti male. No, non possono essere due 8, lo sarà soltanto uno. Allora è il 28.Ecco, il 28. Ma non era febbraio,quello che ne aveva 28 ? Non può essere. E' il 30!Oh, ci siamo sbagliati, è il 19 e se avete programmato per un folle addio al mondo il 21, ce l'avete in quel posto!"



mercoledì 12 dicembre 2012

Cara Babba

Adesso mi scrivo una letterina a Babba Natala, (io) per la mia bambina (io).

"Cara Babba, siccome sono stata tanto buona,anche mooolto più del dovuto e dell'immaginabile, voglio un po' di regali. Primo: un ebookreader, perché sono stufa della carta e di pagare rilegati anche 20 €, poi voglio un profumo nuovo, ché Mediterranean sta per finire; due pentolette con l'interno di ceramica; la macchina fotografica digitale nuova e d'altro non so. Ci penso. Se ti scappa, una borsetta ci sta sempre bene."


domenica 9 dicembre 2012

Schicchi

E' morto, pace all'anima sua.
Non è arrivato al panettone, ma ne mostrò molti per aria.
Era uno scopritore di talenti, e non solo.
La gente si chiede se al suo funerale si va o si viene.
Siamo nati per soffrire e lui scelse di raccontare gente che s'offrì.
Lascia un mucchio di soldi e dei parenti che li erediteranno, ha avuto dei figli, le seghe erano altrui.
Fermo restando che il suo era un lavoro legale e questa è satira scema.

...ma è Natale, orsù


Gufi - Era Natale

Gufi - Evviva Il Natale

Sc-iopa, cuion!

Pensierino del dopopranzo: quasi tutte le mie amiche, tranne qualcuna fortunata, sono single. 
Nubili, separate, divorziate. 
Non solo: sono tra le donne più intelligenti ,indipendenti, determinate, di buon senso, generose e alcune anche decisamente belle che conosca.
Non sono mucche decerebrate e rumorose, insomma.
Mi convinco sempre di più che agli uomini piacciano ( non dico a tutti ma a molti): stupide, brutte e ignoranti.O che abbiano una di queste doti ma non le altre.
O che, infine, ne abbiano molte e forse anche tutte, ma che siano donne in carriera che sappiano tirare il carro come i peli della figa, oltre ad averla.
Con una forsa da leun. 
Perché? Perché son di CUIUN. 
O le vogliono inferiori o talmente superiori da poter fare un cazzo. Sc-iopa, fistiorb! :-D 
W i Maya! :-D



Storie a pezzi in omaggio: "Non si può morire dentro".


La presentazione alessandrina è andata benissimo, anche se è durata due ore  e la cena tre e mezzo, perché le portate piemontesi non scherzano: salame crudo e cotto, robiola di Roccaverano, tortino caldo di topinambour e acciughe, purea di carote e involtino di carne e verza, agnolotti al brasato, brasato con la polenta, torta di nocciole e zabaione, bunet cioccolato e amaretto, caffè.

In omaggio : il mio racconto.
Profondamente ironico.


Non si può morire dentro.


“Non si può morire dentro e restando morirei”, cantava Gianni Bella.

Sono restata e sono morta. Come ho fatto, non so.

Me ne sono accorta quasi per caso. Stai in apnea un bel po’, per gioco, con tua figlia, ma non giunge alcun sintomo di soffocamento a farti spalancare le fauci, tirar su con il naso a bocca aperta, aprire di corsa la finestra, tossire cianotica e urlare: “Aiuto, muoio!”
Non successe. Decisi di non respirare a lungo e poi cominciai a far roteare gli occhi. Di qua, di là, su, giù. Nulla. Il colorito restava roseo, leggermente ambrato da un tocco di fard e non s’impadroniva di me alcuna fame d’aria. Una cosa era sicura, i bronchi e i polmoni erano morti. Il cuore tuttavia batteva con un ritmo regolare. Troppo regolare. Aveva un andamento quasi musicale, rullava in petto come un tamburo ma con una tonalità lieve, bassa, come ad una perenne esibizione nel suo momento clou. Se fossi stata coraggiosa, mi sarei ficcata un dito in un occhio, mi sarei punta un polpastrello, avrei ingoiato del veleno, per verificare ulteriormente se fossi viva e reattiva. Mi limitai a ingurgitare sale, tanto sale.
“Vomiterò, lo so”, mi dissi, bere acqua salata è consigliato dal centro antiveleni per indurre al vomito ed eliminare così gli elementi tossici dallo stomaco, prima che raggiungano tutto l’organismo.
Invece non vomitai affatto. Avrei potuto mangiare sale a manciate, al massimo avrei avvertito un sapore non propriamente gradevole. Probabilmente, inoltre, era tardi. Se già non respiravo più, l’avvelenamento era un dato certo. Tuttavia così, senza un sintomo, una reazione abnorme ed evidente…Si schiuma dalla bocca, dicono! O no?
Rimasi impassibile, tranquilla.
Non c’era dubbio, ero morta, ma non me n’ero accorta e con me nessun altro.
Chissà da quanto tempo, poi! Anche il desiderio di fuga, vacanza, di “altrove”, era svanito.
In molti si erano limitati a dirmi che il mio aspetto non era mai stato così attraente. Non mi avevano mai vista così snella, soda, abbronzata, da qualche anno in qua. Graziosa e sempre in tiro.
Ringiovanita.
Mi guardai per bene allo specchio: non c’era ombra di rughe, se non delle prime, appena accennate, sulla fronte. Il collo era ben disteso, la sua pelle per nulla vizza. I capelli erano lucidi e vaporosi.
La bocca era più turgida del solito, pur senza aver perduto la sua linea naturale.
Insomma: ero morta, mica di plastica!
Non avevo perso un solo giorno di lavoro, in casa tutto era perfetto, la vita sociale e affettiva non era mutata. A ben pensarci, non avevo più litigato né con mia madre né con mia suocera. Avevo sopportato pazientemente che Martina e Diego si picchiassero o si strappassero di mano giochi e merende e gettassero le loro cose qui e là. Non avevo più scostato a letto Alberto, rifiutandolo, come se il mal di testa mi fosse passato totalmente. La cefalea che mi aveva portato in pellegrinaggio tra i medici specialisti della zona, era scomparsa.
Alberto.
Cercai di individuare anche in lui i segni della mia stessa vitalità artificiale.
Nessuno.
Alberto aveva perso ancora capelli, il ventre era più prominente, s’abbioccava regolarmente davanti alla televisione, non digeriva i peperoni, perdeva le staffe al volante, soffriva d’insonnia, si lamentava delle tasse. Tutto regolare.
Alberto era invecchiato, diventando più flaccido, impaziente, sonnolento, smemorato, malfunzionante.
Ciò indicava che era un individuo vivo, in perenne involuzione, come capita nell’esistenza. Dopo un periodo di evoluzione, inizia un lento e inesorabile declino, che a me era stato miracolosamente evitato. Troncato di netto.
D’accordo, ma in che modo? E da chi?
Che io mi ricordassi, non mi ero rivolta a nessun santone che s’occupasse della mia forma fisica e mentale. Non ero stata ricoverata in nessuna particolare clinica privata. Non avevo avuto contatti con maghi e fattucchiere.
La situazione aveva i suoi vantaggi. Non soffrivo. Di nulla e per nulla.
La questione però è che non gioivo neppure.
Fissai a lungo Martina, cercando di immaginarmela sofferente, in pericolo di vita, bisognosa di me. Mi era indifferente.
Guardai Diego e pensai ai suoi trofei vinti a nuoto. Ne ero fiera, una volta. Ne parlavo con chiunque me ne fornisse l’occasione per vantarmene.
Ora non me ne importava assolutamente niente.
Erano i miei bambini, avrei dato la vita per loro, e amavo Alberto.
Oddio.
Lo guardai bene.
Mi sembrava, a dire il vero, un ammasso bofonchiante sul canapè.
No, non lo amavo più.
Era maldestro e scortese. Brontolone. Raramente si offriva di aiutare in casa. Fisicamente non era più piacente da un bel pezzo, ma c’eravamo tanto amati, perciò stavamo insieme per amore, affetto, stima reciproca. I figli.
La questione è che l’affetto era sbiadito.
La stima volatilizzata.
Amore era dunque una parola grossa.
Definirlo gradevole, una menzogna.
I suoi figli? Rompiscatole senza speranza. Mi vergognavo di me stessa per un pensiero simile…
Eppure non ero una madre degenere. Ero invece molto presente, premurosa.
Quando, per Dio, era successo tutto quanto? Perdere la vita, l’amore, gli affetti, l’identità e conservare tuttavia quell’aspetto florido, l’efficienza quotidiana, il pensiero corretto che ti fa in ogni caso affrontare ogni situazione con lena e coraggio e risultati concreti?
Senza un attimo di respiro, per giunta, letteralmente?

Se non amava più né Alberto né i suoi figli, avrebbe dovuto avere un forte desiderio di fuga. Un rifiuto in petto di un’insoddisfazione devastante…
Sarebbe stata pervasa dalla voglia matta di fare le valigie e andarsene con un altro uomo, da sola, vicino o lontano ma altrove.
Guardò Alberto, Martina, Diego, tutti sul divano a penisola del soggiorno, ridere di gusto davanti alla tv. Alberto stravaccato e con una birra in mano, Martina con le scarpe sui cuscini, Diego con il cane sulle ginocchia e un pacchetto di roba unta tra le dita.
No, non aveva desiderio di abbandonarli. Ne aveva invece uno fortissimo e inspiegabile di preparare i popcorn con il microonde e spremere sei arance. Nel contempo preparare l’impasto per la torta e fondere il cioccolato fondente in un pentolino con il burro d’alpeggio. Talmente forte che si alzò dalla poltrona, camminando leggiadra sul tacco dodici e si trasferì in cucina, dimenticandosi del tutto di essere morta.

Esaminando la cosa dall’esterno, pareva essere la classica situazione della casalinga insoddisfatta, che tuttavia cerca di essere al meglio di se stessa, per mantenere invariata la realtà dei fatti. In fondo ha lavorato a lungo per crearsela. Marito, casa, figli. Tutto nella norma. Poi, arriva un giorno in cui ci si accorge della ripetitività dei gesti, della stanchezza nel perpetuare i sentimenti mantenendoli sempre vividi e ti senti morta dentro. Dalla nevrosi ad una sorta di somatizzazione violenta e un po’ psicotica, il passo è breve. In concreto: una casalinga disperata e per poco non scordi che casalinga non sei, lavori sei ore al giorno fuori casa! Giunta al focolare domestico, ti attendono poi gli straordinari. Resta la disperazione, sfuma totalmente il concetto di casalinga frustrata.
Esaminandola male, facendo ricorso ad un immaginario collettivo zeppo di luoghi comuni, la questione è che se Isabella fosse finita sotto ad un tram, si sarebbe rialzata, togliendosi la polvere dal vestito con pochi gesti e sarebbe corsa ad accompagnare Martina a danza e Diego a karate, poi sarebbe andata alla Coop a far la spesa, anche con una gamba squarciata, la testa fracassata e la milza in mano.
Sì, doveva essere veramente morta, morta sul serio, ma di una strana morte, che rende un individuo sì, un po’ freddino… ma sostanzialmente migliore e più bravo nell’adattamento sociale. Capace, instancabile. Una morte conveniente sotto molti aspetti, incluso il fatto di non essere sepolti, che è un bel vantaggio. La vita sociale non ne risulta interrotta e non ci sono spese funerarie. Nessuno che avverta qualcosa di stonato.
                                                                                                           
Non proprio nessuno…

Il cane le ringhiava. Pazzamente difendeva sia Martina che Diego dalla sua presenza.
Di Alberto gli importava meno, ma digrignava i denti e abbaiava ogni volta che Isabella si avvicinava ai ragazzi. Infine accettava il cibo, ma poi fuggiva dietro al divano e con la coda tra le zampe, come se fosse stato colpevole. Un giorno l’aveva morsa. Nessun dolore, ovvio… ma molta molta sorpresa e un po’ d’afflizione. Formale. Il cane di casa non può comportarsi così.

Capitò però che una sera Alberto e Isabella invitarono a cena Cinzia, Marco e i loro figli, Giulia e Sandro.
Isabella aveva preparato giusto una cenetta con i fiocchi, apparecchiato all’americana in soggiorno, servito un aperitivo in salotto. Era bella, nel suo vestito fasciatissimo di raso rosso e fresca di parrucchiere. Non così Cinzia, era tornata da poco dal lavoro, s’era data una sistemata, s’era cambiata in fretta e furia, aveva infilato nei capelli una pinza di metallo e velluto nero. S’era truccata in automobile, era evidente che l’occhio destro era contornato da più ombretto del sinistro.
Marco invece era naturalmente prestante. Un bel sorriso aperto. Alto. Snello. Riccioluto.
Nella mano destra aveva un semifreddo inscatolato e alla sinistra teneva per mano Giulia.
Posato il semifreddo sul tavolo dell’ingresso e lasciata la mano di Giulia, aveva stretto con entrambe le mani quelle di Isabella.
Che strana sensazione.
Sì, sarebbe fuggita con quell’uomo.
Con il migliore amico di suo marito.
Con il padre dei figli della sua compagna di banco di liceo.
In alternativa, avrebbe lasciato lì marito, figli e la cara Cinzia in soggiorno, a sbafarsi tortelli di pesce, orate al forno, sformatini di verdure e insalata nizzarda ed anche il trionfo di nocciole e gianduia, un dolce la cui preparazione le aveva insegnato sua suocera, per chiudersi in una camera d’albergo con quel Marco, appendendo fuori un bel cartello: NON DISTURBARE. Non farlo per almeno un paio di giorni, please.
Il bello è che Marco sembrava aspettarselo, volerlo, in attesa di un cenno d’intesa.
Isabella sorrise, si sentì dire da una voce malinconica che era sempre più bella, lasciò le mani che stringevano le sue con bramosia e corse in cucina a preparare il melone al porto e il gelato ai frutti di bosco.

“Mi creda, dottoressa, io per quell’uomo farei follie. Io mollerei tutto, mio marito, i miei figli, il mio alloggio in centro con gli infissi interni di noce e cristallo molato, la casa a Spotorno al mare…la carta di credito oro. Io per Marco sarei disposta a gettare nel cesso la mia vita !”
Così dicendo, Isabella piangeva forsennatamente dalla psicologa, poi si ricomponeva, pagava e tornava a casa. Ogni volta, più o meno da un anno o giù di lì. A volte invece telefonava a Marco e si vedevano al Motel Belvedere, curioso nome, non c’era nessun panorama da ammirare, tanto che qualcuno l’aveva soprannominato “un bel dì vedremo”, hai visto mai!
Si rotolavano un po’ nel letto, giusto il tempo di farsi venire un mal di testa ognuno a casa sua, nel talamo legittimo e poi si giuravano amore eterno, piangevano abbondantemente e si rivestivano guardando l’orologio. Capitava che a volte Isabella indossasse la maglia al contrario, che rompesse, nella furia di rientrare per tempo, il tacchetto di una scarpa e che le calze si smagliassero.
A casa, lo scappellotto a Martina volava quanto il ceffone a Diego, mentre il cane la faceva in casa e l’arrosto bruciava nel forno.
Alberto, alla sera, l’ammirava di spalle ronfare.

“ Eh, sì, Alberto, rassegnati, tua moglie ha davvero perso la testa. Completamente”.
La dottoressa Nardini era stata buona amica di Alberto Sarli, un tempo.
“ Se mi lascia sono distrutto, non mi resta che spararle e poi uccidermi. Chissà, forse ammazzare tutta la famiglia lasciando aperto il gas!”
Alberto era alla frutta.
“Be’, c’è un modo migliore. Mummificarla.”
 “Già, e poi tenerla immobile nell’ingresso vicino al portaombrelli?”
“ Ma no! Ora il metodo è diverso, si uccide, si svuota per bene delle interiora e poi si recitano un po’ di formule desunte dai papiri e torna presto in piedi, con l’ausilio di un apparato tecnologico interno, che riproduce la funzionalità naturale. Meglio di prima! Si programma come si desidera. Carina? Gentile? Sexy? Assertiva? E sia!L’unico difetto può essere la memoria residua, ma è poca cosa. Si affievolisce con il tempo. Magia, storia ed egittologia, sapore gotico ma anche scienza! Alberto, scienza e tecnologia!”
Alberto era titubante.
“Ho paura che non si risvegli più …”, disse mogio mogio.

Invece Isabella si era risvegliata in perfetta forma.
E aveva chiesto un paio di scarpe con il tacco a stiletto e cucinato i cannelloni ripieni.

Oramai la chirurgia coniugale fa miracoli!






sabato 8 dicembre 2012

Immacolata concezione

L'Immacolata Concezione è sempre stata oggetto di sguaiataggine.
      Per ignoranza, non sono teologa e non so spiegare che con il concetto di verginità ha poco a che fare.
Mi piace definirla così: una concezione svincolata da qualsiasi meschinità umana. Un figlio non è il bastone della vecchiaia, non è di proprietà della famiglia, non la perpetua, ha come scopo il pensiero "alto" che è foriero di azione concreta. La disponibilità dell'umanità ad andare oltre se stessa e superare la vischiosità della famiglia di per sé intesa come società "mafiosa" e produrre individui pensanti e non necessariamente "utili". 
Salve, o Regina.


venerdì 7 dicembre 2012

Storie di gente (donne) a pezzi...

ad Alessandria...
Domani, 8 dicembre, alle ore 18.00, presso la Libreria  Mondadori di Via Trotti, si terrà un reading concerto dai racconti di
DANILO ARONA
ENZO MACRI'
ANGELO MARENZANA
ROSSANA MASSA

leggerà FULVIA MALDINI
suonerà RUDI BARGIONI

Saranno presenti l'editore EMANUELE DELMIGLIO e la scrittrice SIMONA CREMONINI, che è già in città per presentare un suo libro di racconti.
La raccolta di racconti, "Storie di gente a pezzi", è ispirata al mito dell'uomo ricostruito ed  è già stata presentata ufficialmente a Verona,nella notte di Halloween.
E' un percorso in tappe distinte tra mitologia e finzione, tra speranza e incubo.
In fondo, il Golem, il Mostro creato dalla mente o dalle mani dell'uomo che cos'è? Una proiezione. Grande, grosso, forte, energico ma lento e manovrabile è il simbolo della necessità di difesa personale, della protezione, della forza bruta al nostro servizio, incapace di valutazioni etiche, perché un essere spropositatamente forte, se dotato di capacità di discernimento, può ribellarsi al Creatore o Padrone, perché non ne condivide le istanze né la visione delle cose e della vita. Il timore è la ribellione. Il mostro che pensa. La Creatura che sfugge al Creatore e sotto sotto aleggia lo spirito del libero arbitrio. E se il Golem, in ultima analisi, fossimo noi? Carne e sangue al servizio fisico di un Demiurgo tutto spirito e intelletto che, animati di vita e volontà, abbiamo iniziato a muoverci per contro nostro e in modo del  tutto acefalo ?
L'uomo cibernetico è già fusione, potenziamento. Non c'è distacco tra Creatore e Creatura. Sono un tutt'uno e il prodotto è un uomo spesso consapevole. A ben guardare, è un uomo cibernetico anche Pistorious, o un qualsiasi portatore di pacemaker...
Ebbene, timore e gioia si fondono.
Superare l'uomo per tornare ad essere uomo ( ma la paura della diversità, la propria, resta).
Verso l'ibrido.
Il Golem consapevole.

Il mio racconto s'intitola "Non si può morire dentro", si rifà al romanzo "La fabbrica delle mogli" di Ira Levin, divenuto film con Nicole Kidman grazie a Frank Oz, "La donna perfetta". Naturalmente, in chiave umoristica. Sarcastica, direi. Non sono  riuscita a non ridere, ma non era scevro di satira neppure l'originale.







lunedì 3 dicembre 2012

Il Papa su Tvitter

Il Papa è arrivato su Twitter.
Il santo Padre, per arrivare ai giovani, s'avvale della tecnologia, uomo tra gli uomini, anima telematica tra le tante. 
Eccolo che ancora in tuta da casa, con le pantofoline rosse di pelouche, con un  bicchier di vin santo accanto al monitor, s'accinge a twittare per la prima volta....

"Come turibolo funziona qvesto Cip Cip? ".
 "Twitter, Santità."
" Ah, sì. Tvitter! "
 "Si scrive quello che si pensa, si raccontano fatti del proprio vissuto, s'invitano gli amici agli eventi, si accettano tanti amici nuovi e s'allarga la cerchia delle anime conosciute!"
"Che bello!  Io essere stufo di vedere sempre Cardinali und  Arcivescovi e di dare udienza ai capi di Stato e a ogni Star del Rock che fiene a cantare a Roma e poi mi chiede  la Cappella Sistina per i suoi concerti! NEIN,io non gliela dare,che poi fanno chiasso e  mi si scrosta tutta! Oh, adesso tuitto.
OHHHHHHHHHHH
Afere cià una richiesta. Pauletta Bondage che mi chiama bel papino. 
Bondage è il cognome, che gentile, do subito mia amicizia e
 tuittiamo...".

 "NOOOOOOOO, quella NOOOO, meglio questa: Suor Maria Incaprettata da Cagliari. A questa può dare la sua amicizia, Santo Padre." 

"Ma a me piace più quell' altra pecorella!" 

" NOOOOO". 

" Uffa, se non posso fare qvello che voglio, io non tuitto più, che turibolo ci sto a fare qvi? Io torno a contare le statuine del presepe!".


Assecondando il suo buon Consigliere Telematico, il Santo Padre ha poi accettato, nell'ordine l'amicizia di: Suor Maria Incaprettata da Cagliari, Suor Giovanna Trifolata da Alba, Suor Maria Marta da Mortara, Suor Cunegonda da Trebisonda, Suor Guendalina la Porcellina. Quest'ultima cancellata subito, in quanto pare che non fosse una vera suora, ma un'amica di Berlusconi.

" Io ci ho preso gusto con qvesto Tuitter. Non foglio andare a cena. Foglio un panino, qui sulla scrivania,così non mi stacco dal monitor"
"Ma SUA SANTITA', bisogna usare il social network con misura, può dare dipendenza!"
"No, io mi diferto tanto, io voglio restare qvi, portatemi  un  panino e la Coca".
"NOOOOO, Santo Padre, non faccia le bizze come un giovinetto. L'aspettano capelli d'angelo in brodo di giuggiole"
"Non foglio i capelli d'angelo, l'ultima volta avevano la forfora! Io non foglio più brodo di giuggiole. Foglio panino e Coca, dafanti a pc!"
" NOOOOOOOOOOO. Adesso ce ne andiamo, eh. Si spegne e si dice il rosario."
"Non possiamo dire il rosario elettronico?"
"NOOOOOOOOOOOOOOOOOOO. Quello che ha scaricato dal web era fasullo, era una pubblicità delle tre Marie del panettone.Recitava così: Santa Maria, dacci la glassa, metti i canditi e tanta melassa".
" Mi piaceva tanto! Era difertente! Qvando arriva qvesto panino? Ma che FAI??? Tu mi ha spento piccì? E io vado in camera mia a leggere Topolino e la Banda Apostolotti. A che cosa serve essere Papa se poi non ti lasciano fare un turibolo di niente!"




domenica 2 dicembre 2012

Diritto di voto


Canto rivoluzionario comunista

maraMao perché Tsei morTung?


compagni esultanti all'imminente vittoria del compagno Bersani.

Se Renzi perderà...

...canterà :

"Sul ponte sVendola bandiera rossa, sul ponte sVendola bandiera rossa...."

C'è chi si mette degli occhiali da sole per avere più carisma.



sabato 1 dicembre 2012

Vivo...

...in una città di merda...
...di un Paese di merda...
...pieno di gente di merda...

l'euro, dal quale sarebbe stato meglio restar fuori, siamo un Paese senza materie prime

Primarie PD ( piccioni e tacchini)

Domani sera si chiude lo show, che ha interessato tutti ( o quasi ) gli Italiani.Non delusi a sufficienza dalla politica, in quanto continuano a sperare oppure più semplicemente leccano il dito e lo espongono all'aria aperta, per sapere se e da dove tira vento, ebbene: tira da sinistra. Allora ci si aggancia a chi vince.La destra conserverà appunto gli irriducibili, gli impegnati in politica, gli adepti, chi deve ringraziare per posto ricevuto, ma la sinistra farà il pieno. La destra abbozzerà, il centro farà da perno.Eliminati Puppato, Tabacci e il più temibile Vendola, restano in ballo Il Vecchio e il Bambino.In cassa, un bel po' di quattrini a 2 € il voto.
Il Paese è in mano a un governo tecnico,che ha sancito l'incapacità di governare di una casta ben pagata che prima ha avvantaggiato Berlusconi, poi lo ha sostituito con Prodi, a cui la sinistra piantagrane, parolaia e "intellettuale", che arruola nostalgici e fanfaroni, fece lo sgambetto regalando l'Italia a un Berlusconi che iniziò elogiando i valori della famiglia e finì puttaniere, mentre il Paese andava a puttane con lui ( ma non si dimentichi Sircana, che a Roma chiedeva l'ora ai trans. Roma bella e goduriosa, che a starci pieni di soldi è il Paradiso.Bisognerebbe spostare la capitale in un posto squallido, che ne so, dove sto io...così anche se hai i soldi non sai che fartene, ti conviene lavorare e basta...).
Il Paese torna ogni volta a illudersi, passando da un gaffeur a un comico ( intanto anche la sinistra si è sempre fatta fare campagna elettorale dalla satira, non avendo altri argomenti...), Beppe Grillo...oppure va a votare le primarie.
Assiste in tv al dibattito Bersani/Renzi.
L'ho seguito anch'io, ho un passato vicino al PD.
Fermo restando che la politica è fallita ma di quei fallimenti con i soldi in tasca (loro), qualcuno che guidi ci deve pur essere. 
Monti ha ridato una faccia rispettabile all'Italia all'estero. 
Anche se in Italia comanda la mafia, su tutta la sua superficie,  da sud a nord, dove la popolazione autoctona è molta di meno rispetto agli Anni Cinquanta, quando iniziò l'esodo di massa dal sud al nord.Con tanta brava gente, s'importarono le mafie e soprattutto la mentalità mafiosa del "mi manda Picone".Attecchì la malapianta con estrema facilità ( gli enti locali son carrozzoni strapieni di dipendenti e associati grazie agli appalti).
La politica alleva una delle tante caste che vivono sul gobbo dei più, insieme a chi non fa nulla e a chi dovrà lavorare in chiaro per due generazioni, prima di ripagare ciò che ha ricevuto in servizi, cioè gli immigrati...ma è anche vero che o si straccia la tessera elettorale o si resta in gioco.
Allora ho seguito quei due.
A pelle: Bersani è della mia generazione. Ci scoccia un po' essere rottamati, anche perché sul lavoro, diciamocelo, siamo spesso i più bravi, nel concreto. E poi Bersani è paziente, non perde mai le staffe, parla in modo semplice e diretto, è popolare.Un uomo tranquillo,che sparge intorno a sé saggezza da umili origini.Tuttavia porta con sé l'apparato.I funzionari sono con Bersani. Vendola è con Bersani. La vecchia guardia retorica e che strizza l'occhio al mondo cattocomunista sta con Bersani. Renzi parla in modo molto differente, mette il dito nella piaga, ha in sé l'efficientismo dei giovani. Ciò che dice è sacrosanto. Vuole imprimere una svolta liberale, in un Paese che  liberale non è mai stato. E' fanatico, semmai. E' stato comunista, fascista. socialista, berlusconiano. E' cattolico o ateo militante. Gioca alla trasgressione, ma poi è più mammone e bamboccione che in qualsiasi altra parte del mondo. Un Paese di furbetti che pensano soltanto al tornaconto personale. L'ideologia si sbandiera, di facciata, ma ognuno fa i suoi crassi interessi.
Eppure Renzi non mi è simpatico. Fa la boccuccia a culo di gallina, ha l'aria saccente. Ti chiedi di chi si circonderà. Fisicamente ricorda un po' lo yuppie o forse il nerd che a yuppie s'atteggia, ha fatto il boy scout, s'è sposato da giovane, con la ragazza di sempre.Di Bersani sai già che governerà con vecchi babbioni del pensiero, mettendo alla cultura avanzi sessantottini, ma  speri che abbia un occhio di riguardo per i poveri italiani, oltre a voler dare la cittadinanza ai nuovi.
Di Renzi nulla si sa, tranne che pare intenzionato a fare piazza pulita della vecchia ghenga.
Il rischio, c'è.Il rischio di finire come Zapatero, con Bersani.
Il rischio di finire nel caos pieno di intenzioni e povero di capacità, con Renzi.
L'ultimo appello di Bersani?

"Uè, un pizone! Era un pizone ( cum'eran bèi, com'eran bin), che m'hanno fatto tutti osservazione e ho fatto la figura del somaro con il tacchino! Il tacchino sul tetto, m'avete fatto dire. E m'hanno preso in giro una settimana, con la storia dell'uccello in mano e il tacchino sul tetto, mentre Renzino cantava Ona ona ma che bella rificolona!Che intanto Niki vota per me, che cosa si crede! Ha poco da ridere, s'è venduto la giacca per la sua campagna elettorale.Adesso non ha più neanche le tasche per le caramelle, non ha!E 'l su babbo Geppetto un'altra di harta non gliela fa. Colgo l'occasione per salutare il mio parroco, in Cielo. Per Giuseppe, Maria e Gesù, vota Bersani e non ci pensi più"

Mio padre credo che sarebbe con Renzi, nonostante l'età, se fosse vivo.Più vicino a Ichino  che a Fassina, insomma.

A me è simpatico Bersani, ma se penso alle cantonate prese con gli uomini, forse è meglio davvero Renzi.





basta levar di torno questo qui, vi prego...

Questo spacciatore di supercazzole.
Berlusconi, s'è già scusato.