sabato 28 gennaio 2012

La forza della scontentezza

Sabato scorso sono stata a Genova  a vedere una mostra : "Van Gogh e il viaggio di Gauguin".
Materiale vario, collegato da un tema: il viaggio che, sinceramente, ho trovato un po' forzoso. Preferisco le mostre monotematiche, per autore e/o movimento, invece in questo caso gli autori erano accostati con troppa disinvoltura, che mi è parsa dubbia, ma mi ha risparmiato di andare a Boston, in quanto molti quadri da là provenivano.In ogni caso, una mostra piacevole, ricreativa per lo spirito, nonostante entrassero nelle sale più persone di quelle indicate dal buon senso. Una folla, una marea di teste, qualche piede pestato,qualche cappotto in faccia, qualche transito davanti ai pannelli da leggere e non per maleducazione, per goffaggine. Si può evitare facendo entrare gruppi più piccoli, in modo che ci sia inoltre posto in guardaroba e non ci si debba portare appresso qualche kg di piumino d'inverno. Nell'insieme tuttavia, tanta buona arte, un bel percorso, dalla camera di Van Gogh, ricostruita in un'installazione, ma con appesi i quadri di Morandi, a sottolineare la staticità della casa  e come il viaggio si possa compiere anche in una stanza chiusa all'apoteosi del viaggio alla ricerca dell'Io, ma onorando il paesaggio, vero protagonista.
Amo Morandi.
Lo spazio angusto permette di rendere lo sguardo più penetrante, enfatizza l'amore domestico, la passione per gli oggetti. Dilata la casa.

Di Gauguin il testamento spirituale, l'ultima grande opera,
"Chi siamo? Dove andiamo? Da dove veniamo? "riassuntiva di un credo, di un pensiero, di un sogno.
A parere mio disatteso.
Lontana, gli muore la figlia, lui crepa nelle sue Isole, consumato dalla sifilide.
Crolla il mito sia del buon selvaggio, come quello di chi selvaggio non è e che ritorna alla natura e rinasce, libero e bello, non ci ho mai creduto e vorrei che Gauguin fosse usato meno per mentire.
Il grande lavoro non mi  è piaciuto, pur avendo grande stima per il pittore e rispetto per la produzione di per sé, ma concordo con Renoir: si può dipingere anche a Batignolles. Si può essere Morandi e non Gauguin, si può vivere senz'avventura plateale. Simbolismo sprecato, era un infelice, da colori felici e dalle forme tozze delle sue sgraziate donne.

                 Si respira di più davanti a un Monet e al suo giardino, c'è il plastico, alla mostra.
Un giardino splendido, ricco, ridondante,sublime, mortificante per molti di noi, che siamo timidi visitatori che abbiamo al massimo un po' di fiori in terrazzo.
Monet è rasserenante, estetico, perfetto. Il cuore s'apre con Monet, si liquefa nel colore. Si dissolve nella luce e forse non sa che la vita di Monet fu un susseguirsi di lutti terribili e desolanti.Una costante messa in scena della bellezza punteggiata di morte da esorcizzare.

E colore è anche Kandinskij, emozionante, non per nulla affascinato, a suo tempo, da Monet.



Un giardino che fu rifugio e prigione, per anni il viaggio di Monet fu nel suo giardino, non oltre.Pittura all'aria aperta di un mondo rarefatto.
Ninfee, ninfee, ninfee.


E poi incantarsi nell'eleganza di Turner. Nessuno signorile come Turner, ti vien voglia di togliere il cappello o di velare il capo, se donna. 


L'entusiasmo pioniere dei novelli Americani, ubriacati di spazi e di perfezione del continente da scoprire e colonizzare. Church e Bierstadt, quasi un binomio romanzesco o dell'entusiasmo.

E poi Homer e Hopper, graditissimi. Miti che non avrei potuto accostare se non con il viaggio, mio e non modesto, come raggiungere Genova, come invece ho fatto...


Colori puri e netti. Luce tagliente.Un bagno di luce geometrica, Hopper.
E altri, altri autori a mostrare il loro sguardo innamorato al/del paesaggio  e io in contemplazione, perché tutto è già esistente, basta guardarlo e non  è sufficiente una vita per vederlo, tacendo ( mi piace il silenzio, la pittura parla) e una tavolozza per onorarlo.

E ammettere, non ho mai amato Kandinskij, perché non avevo mai visto dal vivo una sua opera. E' una furia.
E'il trionfo della forma e del colore, è la forma perfetta che può scegliere il colore  se si potesse incarnare...ma mi si perdoni se il Re della mostra resta Van Gogh. Insuperato, emozionante, poliedrico, sensibilissimo, intelligente, pignolo. La follia della precisione  e non quella della scelleratezza.
Per Van Gogh, il prossimo post.

2 commenti:

  1. Fantastica la tua caparbia volontà di vita che fa compier viaggi per redimere la scontentezza con la bellezza cercando risposte nei linguaggi senza parole!
    Gioia viva il tuo ricrederti dai pregiudizi di fronte alla viva voce di Kandinskj!

    Non è da tutti far prevalere queste cose sull'amarezza del quotidiano che invade...sei stata davvero brava! e hai scelto la strada 'maestra' della sublimazione!
    Spero, come ho sempre desiderato, di riuscirci anch'io....

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    1. Ti ringrazio, m'era sfuggito questo commento. La vita è ordinaria, ma può essere serena se si eleva a vette di bellezza.

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