mercoledì 25 aprile 2012

Il balordo


Se penso ad un libro significativo che narri una vicenda tra il fascismo e la liberazione, mi sovviene de "Il balordo" di Piero Chiara e della paradossale storia dell'Anselmo Bordigoni, che di per sé era un omone placido che amava la musica per bande ma che la gente vede dapprima come un mostro, che non aderisce al fascismo e dalle dubbie frequentazioni e poi un eroe, tanto da eleggerlo sindaco della sua città. In un turbinio di personaggi dal cognome che meritano...

Il Bordigoni ama la sua musica, la sua vita defilata, non fa distinzione tra le persone in base al credo, si ritrova demonizzato e al confino, dove presto diverrà amico di tutti ( non fa altro che stare seduto sotto un grosso albero, il "buon cazzone",tanto che così verrà soprannominato) e troverà la sua redenzione in un bombardino,che suonerà talmente ben da meritarsi l'ammirazione degli abitanti del paesino in cui è confinato politico...Al suo ritorno, acclamato come un Messia dell'antifascismo, accetterà incredulo gli onori e gli oneri che ne derivano e da sindaco si sceglie come assessori il calzolaio, il pasticciere, un portalettere e un capostazione a riposo. Prossimo alla morte, dopo un periodo di onorato servizio, chiede che sulla lapide sia scritto "Qui riposa il buon cazzone", ma l'ipocrisia retorica dei concittadini contrae la frase in "Qui riposa" e , con il tempo, la lapide stessa sarà rimossa, considerandola uno scarto di laboratorio.


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