mercoledì 25 aprile 2012

Il sangue dei vinti...

Sono nata nel 1955. A scuola festeggiavamo, tra le altre  festività ancora in vigore e no, San Francesco, il IV novembre e i caduti della prima Guerra Mondiale, il 25 aprile e la Liberazione, il 2 giugno...Era spesso uno sventolio di bandiere in festa, anche se poi la maestra ci portava al cimitero davanti a un monumento ai caduti a novembre e ad aprile ci faceva il conto dei partigiani uccisi, delle staffette partigiane torturate, dei morti della seconda guerra tra una campagna e l'altra e tutta quell'occasione di festeggiamento io facevo fatica a scorgerla....
Mia mamma a volte cantava le canzoni "che non si dovevano cantar più"..."Io ti saluto, vado in Abissinia, cara Virginia...ma tornerò...".Mio papà sapeva "Giovinezza" e " Se prenderemo il Negus" e " Gira gira l'elica", ma rientrava nel rimembrare la gioventù ma sottovoce...perché? Le feste sono quelle dei vincitori, sempre? E si trasforma un sacrificio in un'occasione di gioia populista. E loro non erano per nulla fascisti, ma la loro gioventù lo era stata volente o nolente ( figli della  lupa, piccole e giovani italiane, avanguardisti...). I ricordi tristi si mescolavano al rimpianto per gli anni perduti e della fine della guerra mi raccontavano che si ballava con un grammofono nei cortili. Ogni spazio era sala da ballo.
Prima tutti fascisti poi tutti antifascisti. L'Italiano procede così, a zig zag.E' tutto e il suo opposto.
E quando muta, non sente più ragioni.
Si cresce, poi.
A 24 anni avevo un'amica di 34. Era dunque nata verso la fine del secondo conflitto mondiale. Si faceva chiamare con un nome e un cognome fasulli. Nel senso che s'era cambiata il suo, che era bello e serioso,per uno più frivolo ( era piuttosto allegra nei costumi...) e del suo cognome, bello, diceva: è di mia madre, mio padre non poté riconoscermi, fu ucciso dai partigiani l'8 settembre.E mi diceva come avrebbe dovuto chiamarsi, specificando il cognome del padre.
In seguito, dieci anni dopo o giù di lì, per il PCI, in un call center organizzato per testare l'opinione pubblica sulle elezioni amministrative, ebbi modo di verificare che quel che mi aveva raccontato era vero ( e non il sogno malato di una ragazza cresciuta senza padre). Chiamai la famiglia S. dell'elenco e, quando mi presentai, mi fioccarono addosso più "vaffanculo assassini" che granelli di povere.
Ora: la donna che aveva perso suo padre prima di esserne riconosciuta e che diceva:" l'hanno ammazzato l'8 settembre, qualche giorno d'attesa e sarebbe fuggito e, una volta ritornato, confuso nella folla di tutti gli exfascisti"...era di sinistra, a quell'epoca. Una sua scelta ideologica, come la mia.Nonostante il padre fascista.
Non poteva sapere se la rabbia espressa nei confronti di sua padre fosse fondata, nel senso che forse suo padre aveva fatto qualcosa per meritarsi la morte...A sua volta avrebbe potuto aver ucciso qualcuno o aver fatto la spia per far prendere un partigiano o un tipografo compiacente con la guerriglia armata.
Sta di fatto che io, all'alba dei 35 anni, dopo aver imparato chi dovevo amare /odiare dal buon Gesù alla lotta contro l'invasor non ero stata sufficientemente messa al corrente che: l'invasore nazista ce l'avevamo messo in casa di nostra volontà ed era stato un alleato.Un alleato tradito, e noi Italiani abbiamo sempre avuto la fama di voltagabbana elastici e l'ultimo a farne le spese è stato Gheddafi...
Non solo: una guerra civile è una disgrazia. Una tremenda disgrazia, la peggiore che può colpire una nazione. La Liberazione dal nazifascismo non si festeggia, si celebra.
Si commemora ( da bambina venivo portata in pellegrinaggio alla Benedicta), affinché non si ripeta.
Io resto dalla parte dei partigiani. A me piace cantare "Bella ciao", ma sono anche convinta che se dei ragazzi americani non fossero sbarcati in Normandia e ad Anzio nell'operazione Shingle...saremmo ancor qui a fare il passo dell'oca. Allora, grazie, Partigiani. Grazie, Americani ( per tanti decenni demonizzati da chi credeva nel sogno sovietico, che abbiamo visto poi che fine abbiano fatto i figli di Putin), ma non dimentichiamo il sangue dei vinti. Dei ragazzi che all'Impero ci han creduto e sono morti in Africa per un posto al sole, come è sempre accaduto. Si crede, si lotta, si muore poi la storia muta tutto in poltiglia, ma sciocco è chi resta abbarbicato a motivazioni inesistenti, a una faida che ha bisogno di teste calde e a chi cavalca la tigre per il suo benessere.

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