mercoledì 9 maggio 2012

Libri sì e no

Dimmi dove tieni i libri, quanti ne hai e quali siano e ti dirò chi tu sia.

E' inevitabile osservare, frequentando gli altri, quale posto dedichino alle letture, materialmente, notando la collocazione dei libri all'interno della casa e quanto spazio occupino e di che qualità siano. In gioventù il lettore è onnivoro, spazia, assaggia, prova. Con il tempo, se il messaggio insito nella letteratura migliore è stato interiorizzato, si diventa maggiormente esigenti. Si tende ad andare a ritroso nel tempo, alla ricerca del linguaggio forbito di tempi lontani e di temi eterni, che non risentano della contingenza, non abbiano confini marcatamente ideologici.

Per questo motivo NON andrò al salone di Torino, quest'anno. 
Caos organizzato, personaggi di richiamo che producono roba scontata, popolare e popolana ma non in senso buono, abbassando il livello d'analisi dell'essenza umana, come invece facevano i classici, meno assillati dall'attualità e dalla necessità di far da cassa di risonanza ai partiti e alle mode della mischia e della fuffa.

Per il resto: paccottiglia. Roba che pare uscita dalle bancarelle sessantottine o del settantasette. Stracci di comunismo obsoleto e cieco nonostante il fallimento di qualsiasi rivoluzione. Brandelli di ribellismo che con la ribellione intima, personale e soggettiva, non hanno nulla a che fare.

Squallore contenutistico.

4 commenti:

  1. Io invece ci sono stata al Salone; sei ore belle piene passate ad ascoltare Piero Grasso, Luciano Canfora, Gherardo Colombo e Gian Maria Testa che non definirei "personaggi di richiamo che producono roba scontata, popolare e popolana ma non in senso buono, abbassando il livello d'analisi dell'essenza umana". Ho anche fatto acquisti: un nuovo dizionario e l'ultimo Simenon; ho preso nota di novità interessanti. Paccottiglia? Roba che pare uscita dalle bancarelle sessantottine, come dice lei? Gentile signora, il suo atteggiamento è di uno snobismo leggermente irritante. Certo, c'era anche paccottiglia, ANCHE, non solo, e comunque sono dell'idea che un libro mediocre sia meglio di nessun libro. Da un libro mediocre si può passare, e accade più spesso di quanto lei creda, a un classico. Oppure si deve cominciare sempre e solo da Ovidio? Grazie per una risposta

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    1. Diciamo che un dizionario e un Simenon si comprano assai bene anche in libreria, sia prendendoli da uno scaffale a giorno, da soli, passeggiando tra le sale, sia facendosi consigliare magari da un vecchio commesso o dal proprietario stesso, che ti racconta qualcosa dell'ultimo letto, a volte anche rammaricandosi che lo scrittore da lui amato abbia pubblicato l'ultimo romanzo di un livello inferiore al passato...E poi, uscendo,si va per un caffè al solito baretto, dove l'acquisto si toglie già dal sacchetto per sfogliarlo...Si compra assai bene anche al Libraccio, dove con pochi soldi esci con una bracciata di classici e non dei quali i proprietari per mille motivi si sono sbarazzati. Certe sorprese! Com'è strana, a volte, la gente! Si libera di ciò che è buono e bello. Andare a vedere/sentire personaggi? Non ne sento l'esigenza. Li leggo, li vedo in tv, non sempre concordo con ciò che dicono.Un libro pessimo non è migliore di nessun libro, no. E' scritto apposta a scopo didattico, educa, fissa nella mente delle idee, giova a quella o a quell'altra area politica e fa il lavaggio del cervello. Si comincia da libri semplici, non mediocri. Semplicità non è sinonimo di mediocrità...Semplici e che rappresentino l'umanità per ciò che è, emozioni e sensazioni, indipendentemente dal contesto storico, per una narrazione senza tempo. Poi, è ovvio, sapendo ben guardare, si evitano i libri che non raccontano, ma si limitano a testimoniare e a far propaganda, ma per questo ci vuole concentrazione, senza la pletora di gente che al Festival gira,più per farsi vedere e vedere chi ci sia che per i libri, livida magari davanti a Faletti che firma gli autografi, nel mentre la sua storia romanzata della militanza pubblicata dalla casa editrice-più-rivoluzionaria-che-c'è non ha venduto una sola copia.E' un teatrino, il Salone.In cui ci si perde il piacere del silenzio.

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  2. Mi scuso ma non sono riuscita a cambiare l'account, il mio nome è Daniela Giglio

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    1. Buona serata, Daniela. Ognuno cerca un po' di piacere morale e intellettuale dove sta bene.

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