giovedì 16 febbraio 2012

Dove sono i fiori???

Riviera dei Fiori, Italia.
Il Festival sanremese aveva lo scopo di promuovere il turismo in Italia, tra l'altro patria del bel canto melodico, del mare e del sole e non solo al sud.E' sempre stata una trasmissione popolare, che contentava i gusti di un'Italietta semplice, ma che ancora si stupiva di un bel vestito o di un palco ornato di fiori e gradiva la presenza del big straniero, tra le voci locali.Voci che lottavano tra loro, con  le loro case discografiche, in un clima che non è mai stato sereno, equilibrato, giusto. La musica, l'arte, l'editoria qui sono così.Errato illudersi che siano dotate di capacità selettive in base al talento. Tenco non s'uccise per niente. Credo di aver smesso di guardare il Festival allora, se non distrattamente, certi anni sì ed altri, no.
Sanremo è sempre stato lo specchio fedele della società italiana, stessi vizi, stesse virtù.

Buttiamo dunque l'occhio su questa edizione:

Si apron le tombe , si levano i morti ed esce Josè Feliciano. Non ho ancora guardato il Festival,ma da fb e dai tg so tutto ciò che si deve sapere: lo presentano uomini vecchi, presuntuosi e pazzoidi e donne giovani e senza mutande, i giovani sono una categoria protetta, si sa già chi vince, siamo nella Riviera dei fiori e non c'è un fiore, le canzoni fanno pena, ogni tanto si riesuma un cadavere per far contenti gli spettatori anziani, c'è una bruttina a far da contraltare alle bellone ( ma sa far qualcosa, sennò a che cosa serve una donna brutta?), c'è almeno una gag omo, i comici fanno ridere chi abbia il QI di una vongola o capisca tre parole di italiano, la melodia italiana è la solita da torna a Surriento ( a dire il vero non è mai partita) e c'è la pennellata buonista cattocomunista ma moderna ( sviolinata a Don Gallo e non solo). Insomma: volgarità, luoghi comuni, gnocca, mediocrità, volemose bene, ignoranza, aria di casa, nessuna capacità di sfruttare i nostri beni ( i fiori non ci sono e la patonza in mostra è d'importazione). I vecchi invece no, sono nostri, tutti maschi e dirigono la bocciofila e, per dare un tocco esotico, cercano un altro che rischia di sputare la protesi sulla prima fila.Raglia raglia, solita Italia.Si può dire solita Italia del cazzo???

E' il mio commento su facebook di questa mattina.

E Don Backy spara a zero su Celentano Ciarlatano, dichiarando infine :

Noi abbiamo un signore che si chiama Renzo Arbore che potrebbe organizzare non il Festival di Sanremo, ma la programmazione di un anno di televisione. Sanremo va ripensato dalle radici.

Io m'accontenterei delle foglie e dei fiori. 
E basta.
Che torni la Riviera dei Fiori, dove si producano e vendano fiori. Una bella italica elegante attività.

E visto che sul palco dell'Ariston, che a casa mia è un'ottima lavatrice e nient'altro :-), non ce ne sono, li metto qui.


Questa è la statua della Primavera, Sanremo.





martedì 14 febbraio 2012

Come ci si può

Come ci si può accontentare della gente? E' un mondo così...modesto. Così vuoto, così ...ridicolo!



San Valentino eddue

Dopo sei ore di lavoro, San Valentino. Biglietto: c'è, scritto dalle mie alunne con le loro manine sante ( maestra, guarda, è in CORSIVO e ci sono anche i cognomi). Trucco e parrucco: il primo SEMPRE ( non esco senza) e dopo un'ora dalla pettinatrice sembro una meringa all'albicocca. Fiori: mi sono comprata una peonia di tessuto color rosa antico. Pranzo fuori: pizzeria sotto casa penne pesto e fagiolini, verdura grigliata e calice di barbera. Aperitivo serale: localino pizzi e merletti e mobili decapati e cosette sfiziosette ( preparate da donne, l'uomo fa lo chef ma carinerie, zero...se non è gay). Sms ai maschi. Tre. L'ammore e due amici. Amico 1: non pervenuto. Spero sia stato a trombare, almeno. Amico 2: ciò da lavorà tutta la notte arghhhh grrr sanvalentinoèlagiornatacheodiopiùdituttelealtre364 aaaarghhhgrrrrr. Ammore. Io: questa sera bevi qualcosa e pensami.Lui: fatto, ho bevuto una tisana alla rosa di bosco e abbasta con sto sanvalentino.Tisana. Rosa. Bosco.E io dovrei vivere in un mondo disinibito, trasgressivo, frizzante. Tisana. Bosco.Lavoro. Mavacaghèr, va'.Adesso guardo un film in tv.Poi mi uccido aspirando la naftalina in cui trovo gli uomini, io.



San Valentino

Quando qualcosa per me concettualmente conta, non m'importa la condivisione, gli altri sono un optional, da sempre :-) Perché adoro San Valentino? Ovvio: è l'espressione del momento più vigoroso della vita: l'innamoramento,che accompagna il desiderio, il batticuore, le gentilezze ma anche la rabbia più irrazionale, la gelosia e il tormento.E' l'unico antidoto sia alla vita coatta che alla morte. La prima richiede tenacia,calcolo, azione finalizzata a un qualche interesse; la seconda vuol rassegnazione, accettazione, passività. Che vuole l'innamoramento? Un luogo comune dove esibire la felicità, un luogo appartato dove consumarla e una rosa in un bicchiere. Chi crede in una vita senz'amore passionale e romantico o lo devia su figli, animali, attività, possesso d'oggetti e di denaro, vive l'avvilimento servile del tiepidume. Fattivo, per carità, come un'esecuzione testamentaria.Chi s'accontenta del sesso senz'amore va pazzo per la carta dei regali o ha la sensibilità degli ottusi. E' bestia.Chi si contenta di storie sopite, convenienti, ben ravviate e pettinate dall'abitudine e dallo status sociale, per me è già MORTO.Allora non metta rose nel vaso, gli si addicono i crisantemi. E' morto. Meglio fantasticare, dunque. Essere un angelo che sorvola il pollame.


lunedì 13 febbraio 2012

Google e San Valentino

Osservare doodle: sì, è così che funziona.

Sibilla

Son tanto brava lungo il giorno.
Comprendo, accetto, non piango.
Quasi imparo ad aver orgoglio 
quasi fossi un uomo.
Ma, al primo brivido di viola in cielo
ogni diurno sostegno dispare.
Tu mi sospiri lontano:
<Sera, sera dolce e mia!>
Sembrami d'aver fra le dita la
stanchezza di tutta la terra.
Non son più che sguardo, 
sguardo sperduto, e vene.


Sibilla Aleramo



Vinicio Capossela Che coss'è l'Amor Lirycs.wmv

Mi piglio un the

Entro nel bar, è tardi, sarebbe tardi persino per un aperitivo, ma io sono in giro a quest'ora e ho voglia di the e di due coccole da me. Un messaggio sms mi ha fatto pensare che certi sacrifici d'amore sono inutili o, se avevano una funzione, quella era e non un'oncia di più  o forse chi è irrequieto così resta, lo sarebbe stato sempre e comunque, ma mi chiedo se sia il caso d'essere gelosa di qualche donna, nella vita, intanto non amano nessuna.Gli uomini non ne amano nessuna. Ne adorano qualcuna, è vero, finché sembra loro irraggiungibile. Cosa fatta, capo ha. Mi chiedo se mai potrò verificarlo, di essere unica, sul serio. Il tempo stringe e oggi stringe ancor di più: ho una fitta qui e i capelli sporchi, ma indosso un punto di verde perfetto, che s'intona con la gioventù rossa del mio pelo. Mi guardo allo specchio e mi chiedo che direbbe mia madre dello scempio di tingere i capelli. Per sottolineare una diversità che bionda non basta? Per richiamare l'attenzione da canto del cigno, su di me, che non si sa mai quanta vita ancora m'aspetti, pur avendo detto spesso a me stessa che sarò persino l'ectoplasma più corteggiato e complesso del cimitero...
Così che ordino il mio the, che sarà deteinato, alla pesca e cincischio con i miei acquisti oculatissimi. Ultimamente sono diventata bravissima  a contrarre le spese studiando l'acqua calda delle offerte, le liquidazioni, le promozioni. Ho tre cerchietti per i capelli, un dentifricio, una crema per il corpo al burro di karité,un rossetto color rosa antico, per una spesa di meno di 15 euro. Sì, ho girato per un'ora in città, ma posso dire che ho trovato ciò che soddisfa sia la gratificazione di shopping compulsivo che la necessità di spendere poco.
Loro sono davanti a me, tre ragazze. Russe, credo. Una se ne va prima delle altre. Mora, capelli raccolti in una coda, alta, jeans su stivali altissimi, neri.Poco vestita, avrà un freddo bestia...Le altre restano, stanno mangiucchiando con l'aperitivo.La bionda,con curiosi sabot foderati di pelliccia e uno chignon piccolissimo sul capo, sta al cellulare:

- Ciao, ci vediamo domani?
...
- Domani è San Valentino, io sono il tuo amore, tu sei il mio amore, stiamo insieme, da?
...
- Vengo io a Genova, lavoro, ma io vengo e tu paghi la serata...
....
- Come, no?
...
- Ma è San Valentino, tu sei il mio amore e io il tuo amore, perché non stiamo insieme???
...
- Io lo sapevo già che rispondevi così. Io te l'ho chiesto, ma già lo sapevo.
...
Riattacca e addenta un tramezzino e se lo ficca poi tutto in bocca, foglie d'insalata le spuntano dalle labbra.
Silenzio.
Ha un'espressione più adirata che triste.
Silenzio.
Ripiglia il cellulare:

- Ciao, sei lì? Passo da te ora. Sì, adesso. Se sei ancora in ufficio, passo adesso. Uhm, niente, ho voglia di vederti adesso.

E pensi che magre o chiatte, lunghe o corte, brune o bionde e persino false rosse, coltiviamo pietre aguzze e serpi in seno e scacciamo chiodi con i chiodi o non lo facciamo più per stanchezza.Che si sia sottili, contradditorie, sentimentali...che si sia dirette, franche, venali.
E nessun amore ci salva davvero.



domenica 12 febbraio 2012

Alla Grecia, altro non so...

Debito

Tra tutta questa morte che è venuta e viene,
guerre, esecuzioni, processi, morte e ancora morte
malattie, fame, fatalità fatali,
amici e nemici assassinati da sicari,
stroncature sistematiche e necrologi pronti,
la vita che vivo è quasi un dono.
Un dono della sorte, se non un furto della vita altrui,
perché la pallottola a cui scampai non andò a vuoto
ma colpì l’altro corpo che si trovò al mio posto.
Così, come un dono immeritato, mi fu data la vita,
e tutto il tempo che mi resta
è come se mi fosse stato regalato dai morti
per narrare la loro storia.

Titos Patrikios

Titos Patrikios - In quell'istante, sul metrò affollato - Lettura di Fab...

Mi piace quando si confonde


Mi piace quando piangono

Mi piace quando piangono i finestrini
E si rigano in verticale
Come le mie guance
A inseguire passi perduti
I miei ad andarmene
I tuoi a restare
Lì in quella casa, al vuoto.
Mi piace quando piangono le foglie
Subito dopo la pioggia
E lenta la goccia scende
Di botto mi stupisce  il viso
Incontra la lacrima che sgorga
E viaggiano insieme per le labbra
Rotolando, per il mento, al vuoto.
Mi piace quando si scioglie la neve
E tutto è un rivolo
Lei che si liquefa
Io che mi disfo in acqua
E rendiamo umida così la vita
Prima che rinsecchisca, dura
E si riduca a morte e vuoto.
Mi piaci quando di queste piogge
Ne annaffi i fiori del tuo io
E forse ne nasce un pensiero piumato
Leggero e volatile nell’aria
O un sorriso bevendo un caffè
Che sappia assai di te
E un po’anche di me.
In pieno

Adeguatevi...

Darwin, 12 febbraio 1809

Ora di pranzo...

Sono io mentre cucino...

Anna Marchesini - "La Signorina Carlo / Cecata"

Il fallimento del gov. monti, la grecia e l'art. 18: l'allarme di lidia ...

sabato 11 febbraio 2012

Pattini d'argento

Questo è il *mio* fiume, il Tanaro. Ghiacciato.
La foto è fresca di giornata, dell'amico Tony Frisina.




Uccellino e moschettina ciciutella

Per una settimana buona su facebook hanno circolato inviti a dar da mangiare agli uccellini, briciole sulla neve. La neve li avrebbe privati del cibo e sarebbero morti di stenti, fame e freddo. Naturalmente, dopo son fioccate, oltre alla neve, fotografie di felici passerotti e altri animali su davanzali e balconi, contenti di ingurgitarsi pane e biscotti.  Ognuno dava da mangiare al suo uccellino , lo fotografava e lo metteva su fb.Oggi la Lipu o chi per essa ha diramato un link che dice più o meno così: non date pane, ha bisogno d'acqua per essere digerito, si forma così un blocco che richiede calore per essere smaltito e l'uccellino rischia di morire comunque di freddo, con un pastone in gola.E' meglio dare semi vari su un piattino, frutta secca in frammenti. Insomma: il solito miglio e varie, che abbiamo sempre dato sempre dato ai canarini in gabbia o giù di lì.
Così va il mondo, tutti a fare cose con  solerzia, poi arriva qualcuno e ti dice che sei scemo.






Chissà che ne hanno fatto degli uccellini stecchiti a briciole. Poenta  e osei?

Poareti pitochi!!!!




Neve & Gelo

A me non piacciono le intemperie. Odio vento, pioggia e neve. Mi piace  il bello stabile, anche se non caldissimo.Nel senso che mi va bene anche un inverno durevole, una primavera perenne, un autunno fisso, purché rassicuranti.Odio l'umidità anche sulla vita. Perché infatti deve piovere sull'esistenza, quando potrebbe essere asciutto stabile, basta un tot di coraggio nei sentimenti? No, deve tuonare. Deve strepitar tanto per nulla, dev'esserci il tumulto sulla pelle e nelle menti, per attraversare tormente tra i tormenti per apprezzare paci fasulle come barattoli di gelato nelle mani di singole nervose e bottiglie di birra nelle mani di scontenti incapaci di serenità...ma che è la serenità? Un brodino di dado? Una scelta di ripiego?E intanto siamo qui, tra neve e gelo, gelo e neve e fioccano gelidi momenti collettivi e individuali, personali e climatici.
Anche politici.Non è mai fioccato tanto sui poveri obiettivi come oggi.Mi pare che la vita non abbia fatto altro che spegnere qualsiasi mio ardore,qualunque velleità di beltà, giustizia e felicità.E l'ultima disgrazia porta il loden, la precedente i capelli disegnati a pennarello su una testina incline a collezionare mignotte. Ora però lo stile è quello di un'agenzia funebre. A me Monti pare debba chiedermi di che colore voglia il raso per la bara.Ebbene: non scelgo. Fu grigio perla per la mia mamma e champagne per il papà, per me sono finiti i soldi. Contavo sulla liquidazione, ma i banchieri non me la vogliono più dare, anche se è mia, così come non mi concedono la pensione. La mia sacrosanta e straguadagnata (a gocce di sangue) carissima pensione.Bisogna fare di necessità virtù e cercare un rifugio ideale...
Trovarsi maestri.
Come Regazzoni, ad esempio. Novarese, d'Orta.Anarchico, giornalista, poeta e prosatore, anglista, teosofo, poliglotta.

Qui in una poesia che sa di beffa, al freddo e al gelo:

Ben tappati dentro i poveri
ma fidati lor ricoveri,
mentre lento sui tizzoni
cuoce il lor desinaruzzo
i pacifici lapponi
bevon l'olio di merluzzo.

Fuori, il vento piglia a schiaffi
quattro o cinque abeti squallidi:
gli orsi bianchi sono pallidi
pel gran freddo e si dan graffi
l'un con l'altro per distrarsi...
Oh! bisogna ricordarsi
che omai nevica da mesi;
fiumi e rivi presi al laccio
dell'inverno son di ghiaccio
(e che ghiaccio! perché il ghiaccio
è assai freddo in quei paesi);
ma che importa lor? ghiottoni
dallo stomaco di struzzo
i pacifici lapponi
bevon l'olio di merluzzo.

E son là, raccolti, stretti,
padre, madre, zii, bambini
(battezziamoli lappini
i lapponi pargoletti?),
e poi c'è la nonna, il nonno,
qualche amico dei vicini;
ciascun preso un po' dal sonno
perché ha l'epa troppo piena
già di grasso di balena;
pure a nuove imbandigioni
ogni dente torna aguzzo,
e i pacifici lapponi
bevon l'olio di merluzzo.

Beatissimi! fra poco
tutti quanti russeranno
in catasta a torno al fuoco,
poi doman si leveranno,
torneranno alla stess'opra,
mangeranno e riberranno
il buon olio di cui sopra,
e cosí per tutto l'anno,
sempre..... fin che moriranno.

Cosí svolgesi la loro
vita, piana e senza scosse,
senza mai quell'ansia d'oro
che noi muta in pelli-rosse;
senza il fiel, senza la bile
necessari all'uom civile.....
Ho da dirvelo? una smania
prepotente mi dilania,
ed invan da piú stagioni
in me dentro la rintuzzo:.....
vo in Lapponia tra i lapponi
a ber l'olio di merluzzo!


Niente da aggiungere.

L'ALTERNATIVA: Tremonti a Servizio Pubblico svela chi comanda in ...: Ieri sera, dopo la puntata di Servizio Pubblico, avevamo subito evidenziato il discorso "illuminante" di Tremonti con questo articolo . Avev...

domenica 5 febbraio 2012

Critica barocca

Di tanto in tanto mi piace cucinare.Se fossi costretta ogni giorno, come la maggioranza delle donne, amerei farlo soltanto se casalinga, anche se oramai, tra freezer e microonde è più facile rimettere a punto un cibo già pronto di un tempo, in cui tutto doveva essere fresco per essere accettabile dal punto di vista organolettico. Mi soffermo, di tanto in tanto, a guardare trasmissioni di cucina, così che son capitata su la 7D dove critici valutano la cucina di un vip o di semplici concorrenti. Ebbene, lo fanno in modo assolutamente insopportabile, con aria contratta e schifata. Invitati a una cena, si sono comportati in modo ben diverso da normali clienti, ad esempio, che hanno addotto a eventuali critiche delle motivazioni plausibili. I critici erano alla ricerca del pelo nell'uovo.Vagheggiavano ingredienti  pregiati in quanto introvabili o sconosciuti ai più, indugiavano in modo eccessivo sulla presentazione, avevano qualcosa da dire persino sulla tradizione, sugli accostamenti tra antipasti/primi e secondi. Dove invece i concorrenti si sfidavano, mi pareva già penosa di per sé la ricerca ossessiva della novità come dell'effetto estetico. 
Sono barocchismi.
Sono atteggiamenti che sono uno sputo in faccia al buon senso e anche alla gioia che può dare il momento del pasto. Tra l'assunzione di cibo fine  a se stessa , che potremmo dire nutrizione e un'arte culinaria in croce, c'è l'amore che si mette in ciò che si cucina, c'è la personalità, c'è il cuore e la mente di chi si propone anche attraverso i suoi piatti. 
Tutti ricordiamo la cucina di nonna o di mamma, quel piatto che mangiavi soltanto da zia, la ricetta del papà.
Io personalmente non riesco a distinguere mamma da ciò che cucinava.
I suoi piatti, di tradizione piemontese/ligure, erano sempre i soliti: agnolotti,brasato al barbera, pollo alla cacciatora, polenta e merluzzo, cima ripiena, verdure ripiene al forno, pastasciutte gustose, peperonate rosse o in bagna cauda, verza alle acciughine...
Qualche volta variava ma erano divagazioni su un percorso solito, conosciuto.Mio padre preferiva ritrovarla, in cucina, solita,  lei. Non si sbizzarriva molto nei dolci perché, alla domenica e di festa, erano il contributo al desco di mio padre: il vassoio di pasticcini rigorosamente acquistati dal un buon pasticciere locale, a volte con la bottiglia di vino da dessert.
Ciò si è ripetuto per una vita.
In casa abbiamo sempre mangiato bene, nonostante le mie crisi esistenziali e /o amorose che esprimevo spesso, da giovane, mangiando poco o niente.
Certi piatti sono morti con lei, ed è giusto, ERANO LEI! 
Posso anche ripeterli,con gli stessi ingredienti, ma le materie prime cambiano, cambia la mano, muta la testa.
Il cibo siamo noi. Noi siamo ciò che cuciniamo...
La nostra affettività, la creatività, la personalità traspare dal cibo che si prepara. Non c'è critica che tenga, uccide la forza che ognuno ai fornelli esprime. 
E' utile che ci siano ricette a cui attingere, che ci si sbizzarrisca a cambiare, anche secondo parametri salutisti e qualitativi...ma ficcare il naso nella cucina altrui è come sedersi davanti al letto  di due che stiano scopando e poi esprimere giudizi sul colore delle lenzuola, la depilazione di lei, il pene di lui, la modalità d'accoppiamento storcendo il naso e suggerendo che cosa fare o non fare.
Che poi, secondo me, è gente che poi va a riempirsi di tonnarelli all'amatriciana o di bigoli al sugo di cavallo appena può, all'osteria più alla mano e mangia senza parlare, persino se la tovaglia è un po' lisa.
Lasciatemi condire il cibo d'amore o incrocio le braccia e non cucino neanche più un uovo al tegamino.

sabato 4 febbraio 2012

Scomparsi

Il vecchio blog, Un blog evanescente, Comelarugiada, non c'è più. Compagno di Via crucis personale.
Il blog più recente, comunque nato nel 2007, Balsamo di carta scritta ovvero Carta Scritta....svanito nel nulla.Se non avessimo il ricordo, la nostra vita sarebbe il gorgo di un lavandino.Molto fatto, molto detto, molto pensato, molto amato e tutto scritto fitto sulla pelle e nell'animo, andato.
Ecco perché bisogna far fogli e figli.
O istruire qualcuno a pensarci.
A guardare vedendoci, per sempre

Ora del the ( o del caffè)


Donne du du du

Sorrido alla falsità. Chi di solito è smielato, è abituato a mentire anche a se stesso.Esseri ridicoli. Molto spesso sono soggetti femminili. Abbracciano un clichet individuato come gradevole agli occhi altrui, rassicurante e lo inverano con frasi e atteggiamenti vuoti come campane e per questo piuttosto risonanti.Donnine da montare in casa con la confezione Ikea della donna da compagnia: e c'è ancora chi si fa infinocchiare da questi apparentemente inoffensivi soggetti. Sono il nulla che perpetua il nulla. La costante del piattume umano, la cassa di risonanza da sempre di un'ideologia, un credo religioso, una moda di pensiero. Sono fogli di "Donna moderna" semoventi.Faranno sempre tutto ciò che "si deve", tutto quello che "si fa", ripeteranno tutto quel che "si dice" e sposeranno ( per l'80% dei casi) dei deficienti come loro.Esistono delle varianti. "Vogue" semovente. "Famiglia cristiana" semovente e persino "Micromega" o "Il Borghese".Basta che sia clichet.La morte civile di qualsiasi possibilità di comunicazione che non sia in automatico.
Che poi vivere a modo proprio non significa eccentricità oltre ogni ragionevole misura. 
Anzi, a volte è proprio il contrario.
Spesso chi vive senza adeguarsi conserva comportamenti antichi, non li ha riposti nel dimenticatoio della modernità posticcia. Ripete vecchi gesti affinché non si perdano.Non lascia cadere saperi tradizionali.Vuole per sé un ruolo antico come il mondo. Ha bisogno di un uomo che sia uomo e di passione. Legge e studia per farsi un'opinione personale. Fa ricorso ai classici per un'educazione sentimentale, conta su se stessa prima che su chiunque altro, perché per stare nel gruppo bisogna essere maneggioni e di solito i maneggioni sono scaltri ma non intelligenti.
E forse è detta la parola chiave: intelligenza.
                             Qui lo dico  e qui lo nego, molta gente non è per niente  intelligente.
Mia madre chiamava le donnette "chitarre". 
Se la cantano e se la suonano ma più sovente le suona qualcuno e le canzoni sono sempre le stesse...



mercoledì 1 febbraio 2012

Senza esagerare


Wislawa Szymborska



Sulla morte, senza esagerare

Non s'intende di scherzi,
stelle, ponti,
tessitura, miniere, lavoro dei campi,
costruzione di navi e cottura di dolci.

Quando conversiamo del domani
intromette la sua ultima parola
a sproposito.

Non sa fare neppure ciò
che attiene al suo mestiere:
né scavare una fossa,
né mettere insieme una bara,
né rassettare il disordine che lascia.

Occupata ad uccidere,
lo fa in modo maldestro,
senza metodo né abilità.
Come se con ognuno di noi stesse imparando.

Vada per i trionfi,
ma quante disfatte,
colpi a vuoto
e tentativi ripetuti da capo!

A volte le manca la forza
di far cadere una mosca in volo.
Più di un bruco
la batte in velocità.

Tutti quei bulbi, baccelli,
antenne, pinne, trachee,
piumaggi nuziali e pelame invernale
testimoniano i ritardi
del suo svogliato lavoro.

La cattiva volontà non basta
e perfino il nostro aiuto con guerre e rivoluzioni
è, almeno finora, insufficiente.

I cuori battono nelle uova.
Crescono gli scheletri dei neonati.
Dai semi spuntano le prime due foglioline,
e spesso anche grandi alberi all'orizzonte.

Chi ne afferma l'onnipotenza
è lui stesso la prova vivente
che essa onnipotente non è.

Non c'è vita
che almeno per un attimo
non sia immortale.

La morte
è sempre in ritardo di quell'attimo.

Invano scuote la maniglia
d'una porta invisibile.
A nessuno può sottrarre
il tempo raggiunto.

Arsenico e vecchi merletti



e IO NON SONO UN AUTISTA, SONO UNA CAFFETTIERA!!!

Danny Kaye - Knock On Wood (Ballet Scene)