lunedì 19 marzo 2012

Il mio papà, tema


Il mio papà era bello, lo diceva sempre la mamma, ma lo sapevo già da me,perché mi piaceva tanto. Era alto, con la pelle olivastra, gli occhi verdi, il naso pronunciato e una testa di capelli così, che tali rimasero per sempre. Dopo i 50 aveva ancora i  suoi bei riccioli  che ricadevano sul collo. Aveva un fisico asciutto, era atletico, aveva fatto scherma e un po' di pugilato,suonava la tromba e il flicorno tenore, era stato negli Alpini sulle Dolomiti, ma apriva la fanfara  dei Bersaglieri,correndo. Il mio papà faceva l'elettricista, ma sapeva suonare,comporre, dipingere, scrivere e ogni tanto inventava qualche oggetto, perché si dilettava di elettronica e meccanica.In compenso non sapeva fare un uovo al tegamino. 
Andava a caccia, ma in fondo non era affar suo.Il più delle volte andava in campagna con il cane e il fucile  a spalla, ma non lo usava.Meglio il tiro al piattello, sparava benissimo. Ne approfittavo io, ai baracconi. Gli facevo vincere un sacco di carabattole, ma anche una bambola vestita da dama del Settecento.Bellissima.
Il mio papà era ombroso e malinconico, in privato, spesso afflitto da uno spleen irrimediabile, ma fuori casa era piuttosto simpatico. Imitava Jerry Lewis e Walter Chiari. Io e lui insieme, se di buzzo buono, facevamo a gara a battute, eravamo come Chiari e Campanini, Totò e Peppino, guai a chi ci capitava in mezzo. Mamma, che aveva poco senso dell'umorismo,ammutoliva, noi eravamo irrefrenabili.
Il mio papà piaceva alle ragazze. Qualcuna me lo diceva pure in faccia: com'è bello suo padre,  e come è simpatico...fino a dire: io con un uomo maturo ci andrei, tuo padre, ad esempio. Chi lo disse aveva la mia età, 23 anni e lui ne aveva già 54, ma era di quelli che, avendo avuto una famiglia complessa, irregolare e un numero cospicuo di matrigne...era fedelissimo. Una cosa quasi patetica, tanto che, morta mia madre, si mise d'impegno per morire anche lui. E pensare che l'aveva tiranneggiata non poco e trattata come una cosa sua e poco pensante.
Il mio papà era coltissimo, benché avesse un'istruzione da autodidatta. Leggeva, studiava, di continuo.
Era severissimo, pur concedendo una certa libertà. Secondo lui bisognava eccellere, la normalità era segno di mediocrità.
Qualcosa di ben fatto un dovere, una mancanza un grave errore...
Troppo rigido, un vero Capricorno.
Non era indulgente con nessuno.Era fumino. Aveva il motore di un TIR ma un fisico di cui s'approfittò troppo, come tutti quelli che credono di essere semidei.Il mio papà era uno strano credente, pensava che esistesse un Dio, ma faceva solo di testa sua, pur dicendo: siamo nelle mani del Signore.
Devo il mio nome a lui, amava il Cyrano de Bergerac.
Ripensandoci però, sarebbe stato meglio se mi avesse chiamata Cyrana, perché alla fin della tenzon , io tocco.Sempre.
E ho anche il naso importante.

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