mercoledì 21 marzo 2012

Virginicchia - ultima parte

e così termina:


Così dicendo, l'anima sua accarezzò un cuore tricolore, fatto di foglie e petali di rose rosse e bianche. Un cuscino vegetale intrecciato ogni dì della vita eterna ed ogni notte disciolto, distrutto, sfatto. Ogni giorno. Italia mai goduta, un cuore perduto. Ai polsi indossava bracciali di campanule e violette e aveva accanto l'immagine rarefatta ed eterea dei suoi cani.

-        Virginia, posso sederle accanto?
-        Chi siete?
-        Arthur, per servirvi ed onorarvi...
-        Fatevi guardare, siete bello! Siete italiano?
-        Il mio nome non vi suonerebbe famigliare, mia bella.
-        Mi pare di riconoscere i vostri lineamenti...
-        Sono come ho scelto di essere per l'eternità. Trentenne..
-        Anch'io. Il vostro volto, i vostri occhi, il naso. Li ho più volte visti, ma nel mentre li fisso, si perdono in altri lineamenti amati...
-        Sono un ritratto,uno specchio, un po' di mia madre, un po' di mio padre...
-        E siete nobile?
-        Sono un dentista, pratico di nobili, ma borghese, anche se in vita ho collezionato  cimeli storici, intorno alla nobiltà francese...
-        Napoleonici?
-        Sì,tutti tali, donati alla mia morte alla Malmaison.
-        Il vostro viso, i vostri occhi...
-        Li avete più volte incontrati, Madame.
-        E dove siete vissuto? E morto?
-        A Parigi, sempre a Parigi. 90 anni a Parigi, ma vissi protetto breve tempo in Inghilterra, dopo il disastro di Sedan.
-        Fu felice la vostra vita?
-        Anche troppo, per un bastardo, vissi a corte, in fondo o nei pressi. Ma proprio non vi ricordate di me?
-        Uno dei tanti che sognarono di avere tra le braccia la Comtesse?
-        Non proprio.
-        Non la desideravate?
-        Ora la desidero, ma non come amante.
-        Seduco ancora? Morta?
-        Sì. Je suis l'enfant. L'enfant... e Chevalier de la Lègion d'Honneur, officier le 27 fevrier 1924.
-        L'enfant. Quello che mi rubò Eugenia.
-        Eravate già morta, madre e lei aveva perso il figlio, sua ragione di vita. Un figlio somigliante ,nei tratti, al suo.
-        E si prese il mio.
-        Mi protesse e raccomandò, favorendo la mia carriera, le mie ricerche. Fui molto stimato...grazie a lei. L'ho amata, come una madre. Forse più.
-        Eugenia. Si riprese parte del marito che mi diede, in voi.
-        L'amore delle donne è potente e grandioso. Eugenia fu costretta ad amarvi e ringraziarvi per sempre, perdutamente, dopo avervi tanto odiata.
-        L'Italia è donna.
-        E Voi foste la Donna che la fece.

S'abbracciarono così come s'abbracciano le anime, senza calore,in un fresco incontro, Veronica Oldoini ed Arthur Hugenschimdt. L'uomo che unì due donne rivali non fu un amante, sebbene Imperatore, ma un dentista.
Un figlio, per due donne.
L'una Imperatrice di Francia, la bella spagnola.
L'altra, Imperatrice dell'Unità d'Italia, la bella piemontese.

Rossana Massa












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