domenica 4 marzo 2012

La mia farfalla

Emula di Belén non direi, l'ho preceduta, ma la farfalla ce l'ho anch'io. A dire il vero è un po' imbalsamata in uno scatolino, ma potrei invece darle una degna sepoltura, come si fa con le persone di famiglia. La  mia farfalla è nata dal bruco che avevo trovato in frigo, orfano del broccolo nel quale viveva, che proveniva dalla Germania, sopravvissuto al viaggio, alla mancanza di cibo e al freddo, da me allevato a insalata mista in un piatto di pirex, finché una sera s'è appiccicato a una foglia, l'ha rivoltata e s'è messo a dormire. Ho guardato in rete, c'era da aspettare 40 giorni e la trasformazione sarebbe stata completa.
Ho atteso, osservando il fenomeno attentamente, ma mi ha colto di sorpresa comunque, perché ho i riflessi tardi e quando ho visto un cosino marrone svolazzare intorno alla pattumiera, non ho realizzato subito che fosse la mia farfalla. Erano giornate fredde. Mi son detta: che farà, povera la mia farfalla?Dove trova dei fiori in questa città grigia, dove bisogna giusto andare dal fioraio per vedere qualcosa di fiorito, a febbraio? Il freddo era abnorme così come qualche giorno dopo s'è mutato in primavera.
La mia farfalla è nata in tempi bui, tant'è che, a malincuore ho aperto la finestra e le ho augurato buona  fortuna, il fioraio non è lontano.
Qualche giorno dopo, invece, facendo le consuete pulizie di casa, l'ho trovata morta, sopra il frigo. Il frigo vecchio, che funge da congelatore e conserva la riserva d'acqua minerale e succo d'arancia senza zucchero, dal quale sono oramai dipendente, al mattino.
E stop.
Mi posso consolare pensando che quei quattro giorni a mangiare foglie d'insalata sempre fresca e varia son stati una pacchia, che ha dormito al calduccio nel mio piatto, ma rientrare in casa l'ha uccisa.
C'è un angolo del pensiero che ci riporta al passato. Ci convince che vi si può trovare rifugio, ma non è così.Ne è stata vittima anche la farfalla.
I motivi sono tanti: la vita è un fiume di pianura, scorre lento ma va.Inesorabilmente.
Il passato non ritorna, al massimo si ripresenta come un riflusso esofageo.
La cosa migliore è utilizzare il materiale del passato e adattarlo al presente.
Che ne so, il ferro da stiro della bisnonna diventa un meraviglioso portafiori. 
Un tempo aveva la sua bella utilità, con il tempo diventa una bella cartolina.
E' che siamo come la mia farfalla, cerchiamo luoghi dove siamo stati bene e ci restiamo male se nel nostro parco ci hanno costruito un centro commerciale.Allora, io credo che si possa pensare a farci un giro all'interno. Magari c'è un bar, un bel negozio, una panchina anche lì, diversa, alla luce artificiale ma c'è. A modo mio, ci penso su un bel po', ma poi trovo il modo d'adattare la situazione al presente.No, la gente vuole la vecchia zolla sulla quale stava la panchina di prima.Protesta, crea il Comitato propanchina nel parco che non c'è più, pretende che qualcuno si metta ad arco, mani e piedi a fare la panchina, per chi è arrivato bell'e fresco dal passato.
Il passato non c'è più.
E muore o cambia parco, stizzita.
E si perde un bellissimo centro commerciale.


3 commenti:

  1. Fai venire in mente naturalmente le parole di Lao tzu "Quello che il bruco chiama fine di tutto, il resto del mondo chiama farfalla".
    Parole dense di significati metaforici: ma, come tali, pure soggette a molteplici interpretazioni...

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  2. P.s. E, a proposito, che fine hanno fatto i nostri "gatti virtuali" MAUKIE?!?

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  3. Io lo vedo. Avere un gatto mi diverte, nella realtà io ho un cane. Un piccolo grande cane adorabile ed eccezionale.

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