domenica 12 agosto 2012

Horror vacui

Spesso si legge del "terrore della pagina bianca", tipico dello studente. Timore di non avere capacità commisurate al compito.Un attimo di titubanza può essere comprensibile, specie se l'argomento è ostico ed è oggetto di uno studio approssimativo, raffazzonato, inadeguato. Non comprendo invece quando sia lo scrittore a provarlo,viverlo, manifestarlo. Quando comunica al mondo... che gli occorre una seduta pensosa prima di superare l'impatto emozionante in senso negativo che dà la pagina bianca.Word immacolato che resta tale.Timore che un'idea vaghi solitaria su uno spazio troppo grande.
Sinceramente: che scrittore è?
Semmai è reale l'horror vacui.
La paura che non ci saranno mai spazi a sufficienza per dire, che le idee non si trovino orfane di lettori, che ci si dilunghi troppo nel raccontare e raccontarsi. Gli occhi si stipano d'immagini, il cuore di emozioni,la pelle di sensazioni. A seguire suoni, sapori...La vita travolge e stravolge ed è umanamente impossibile trattenere tutto ciò. E' un fiume in piena che non può diventare conversazione. Non si può aggredire nessuno ( ma neppure qualcuno ) facendolo parte integrante del vortice dirompente che prende da quando si aprono gli occhi al mattino e fatica a spegnerli  la sera. Io amo il silenzio, le parole misurate, la parola orale non mi si confà, se non in un'intimità ben circoscritta e ridotta all'osso di scarsissime frequentazioni. Il resto è chiasso. Fiato alle trombe. Ciancia. Detesto il pour parler. E' specchio di un perbenismo che deve vivere di facciata, per tamponare la solitudine senza concedere confidenza. Fatto di nulla, triste, di una tristezza meschina, composta di chiacchiere di corridoio, di gossip, di battute con la bocca piena. 
Il foglio bianco invece, ah, che consolazione.
S'imperla di parole fino a debordare.
Accoglie l'animo e lo distende.
Si fa ragione di vita.
Raccoglie le esperienze e le trasfigura.
Trasforma vicende banali in racconti e romanzi.
Dipinge storie eclatanti con colori brillanti.
Muta un dolore sordo e in fondo comune, come chi lo procura ( ti viene del male sempre dalla mediocrità), in qualcosa di estetico. Pura bellezza narrativa.
E' l'horror vacui, "il crampo dello scrittore".
La natura rifugge il vuoto.L'uomo lo teme, lo riempie di sé e poi marca il territorio.
La storia è  frenetica urbanizzazione del paesaggio.
Una casa vuota ci crea l'irrefrenabile desiderio di arredarla.
La pagina vuota raccoglie il nostro tumulto interiore.
Si riempie all'istante di ciò che dentro non può stare, è tanto, è troppo.
Lo scrittore è un arredatore vittoriano.
Diversamente, non sopravviverebbe  a se stesso.
Il foglio bianco è la casa della vita di Mario Praz.
Riempirlo è necessità, panacea per il male di vivere, autotrasfusione di beltade interiore.
Rifugio per il giorno, giaciglio per la notte.
Via dalla pazza folla.
Dentro una bolla di nobiltà creativa, ché non importa quanto sia modesta. E' sede di un pensiero ripulito della logistica espansione dell'Io, che porta a vivere tra gli altri, la meschinità che ti regalano a piene mani, se mancano di spessore.

1 commento:

  1. O della paura della "pagina bianca". Non esiste.Chi ama scrivere come ragione di vita, ha semmai il timore che non ne esistano a sufficienza, che non basti tutto il vuoto concreto a raccogliere il diluvio da dire, per sfuggire alla mediocrità del quotidiano, alla mostruosità della pochezza umana o per rendere estetica l'avventura di vivere, altrimenti indegna di essere vissuta e per rendere eterne certe gocce di pura bellezza, che sgorga dagli animi più sottili, minuziosi osservatori di splendori e miserie.

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