sabato 6 ottobre 2012

Alla GAM in una giornata di pioggia

E' sabato, piove.
La Signorina da un po' di tempo in qua  ha deciso che  al sabato festeggia il suo non compleanno.
La vita ha un solo genetliaco annuale, è ovvio.Carico di bilanci e aspettative, che si traducono spesso in un desiderio di festa e di ottimismo, guastato dagli sciocchi, dai cattivi e dagli eventi, che possono minare la serenità di una giornata di autocelebrazione. Così che a volte il compleanno è da dimenticare. Basta una malattia, un evento luttuoso o sfavorevole, un contrattempo, gli obblighi del lavoro  o della vita di famiglia e sfuma. Sfuma la gioia anche di essere nati.Oddio, gioia vera e propria non è, ma penso la si debba vedere come una festa a cui siamo stati invitati e non conosciamo nessuno, a malapena quei due entusiasti deficienti che ci hanno convocato, più perché così fan tutti che per un motivo serio, come fanno i ricchi, che hanno un patrimonio da lasciare, ma...visto che ci siamo,allora ci si diverte il più possibile e, se il posto è noioso, la gente insignificante se non fastidiosa, ci sarà sempre un angolo di giardino, una poltrona e un tavolino, dove si può star bene. Si piglia un libro, si accarezza un cane o un gatto, si beve qualcosa, si mangia e magari si trova la voglia di sorridere a chi ci sembra il meno peggio.La Signorina dunque ha deciso che se buttare un compleanno è cosa terribile ( e di brutti ne ricorda...), buttare un non compleanno è meno grave e festeggiarlo invece una gratificazione non da poco.Significa accumulare buoni ricordi e la memoria è fatta a strati, più cose si pigiano meglio è.Nuovi ricordi appannano i passati o s'intersecano, come inserti di merletto.
Così che, nonostante la pioggia, parte per Torino, in una giornata di pioggia incessante. Pioggia all'andata, pioggia sul posto, pioggia al ritorno.La Signorina ha un ombrellino pieghevole verde mare. Un buon antidoto.Torino ne ha un altro, i portici.Torino sfida le intemperie con grazia piemontese.Bella invenzione, i portici.
Si arriva all'elegante Porta Nuova, stazione di testa ( le preferisco, sono certezze. Qui s'arriva e qui si parte, non si sfila con apprensione di vedersi sfuggire un treno o non scendere per tempo). Si svolta a sinistra e si va lungo Corso Vittorio, con i suoi negozi d'epoca, testimonianze di un'eccellenza che fu e che è.Torino ha conservato se stessa pur nella mutazione genetica  a cui è stata costretta nei secoli, per merito e demerito dei suoi regnanti, dai Savoia agli Agnelli.

Torino mi ha sempre messo soggezione. E' troppa. Troppo grande, troppo squadrata, troppo bella.Neanche Roma m'incute il timore reverenziale di Torino.Roma è teatrale, pittoresca, caciarona e ruffiana. Attivissima,faticosa, di una bellezza piena e sfolgorante a tratti decaduta.E' un compendio di italianità.A Roma la Signorina sta bene. Torino è severa, elegante, europea.A tratti, cattiva.Ha imparato ad essere accogliente quando si è scoperta turistica e menomale.Torino è bellissima. Torino è magica, le poche occasioni strane di accadimenti inspiegabili della mia vita sono legati a Torino, dove avevo anche dei parenti, che ora non ho più. Una zia sfortunata, un cugino paradigmatico,poco amato e deriso per la sua omosessualità che ferì la sua bella intelligenza...
Ora Torino, la città dei miei studi universitari, non mi prende più alla gola ( in coda con il libretto in mano, fuori dall'ateneo occupato negli anni di piombo, in ansia per esami che andarono tutti bene, ma l'emotività della Signorina fa sempre che il gioco non valga la candela). Torino ora ha una pace che prima non poteva offrire. Resta una Signora che t'invita  a pulire i piedi sullo zerbino del  tuo provincialismo.
Percorso tutto Corso Vittorio, s'arriva a una rotonda, lì campeggia Vittorio Emanuele II Re d'Italia, giri ancora a sinistra e c'è il grosso caseggiato della GAM. Moderno, severo, imponente.

Dentro, ancor di più. Marmi, cristalli, spazio ampio.Essenziale eleganza, cornice ideale di capolavori assoluti.





Il percorso suggerito da cittadini illustri che, pur amando l'arte sono più fruitori che tecnici, è suddiviso non in epoche storiche e/o pittoriche ma per impulsi, suggestioni,recondite armonie.Basti pensare che, per allestire le sale della Malinconia, è stato richiesto l'intervento di uno psichiatra e per quelle relative all'Anima, di un teologo.
Malinconia, Anima, Linguaggio, Informazione, Eroi.Gli artisti vi si mescolano, per forme, colori, sensibilità,storia.Gli occhi ne godono liberamente, l'intento non è didattico, è emozionale.Lo spazio c'è. L'offerta anche. E' una giornata del patrimonio europeo, l'ingresso è gratuito. La ressa però non c'è.Più facile che ci sia alla fiera delle carabattole e della polenta concia.Alla gente è più facile mettergliene in culo che in testa, lo si sa. Con questo, apprezzo. Sono anima e corpo. Tant'è che, fuori dalla GAM, risalgo i portici tutti, arrivata in Via Roma punto Via Lagrange e mi fiondo nella nuova sede di Eataly. Il cibo è, se amato, prodotto e scelto con attenzione,sempre una forma d'arte necessaria. Tant'è che è impossibile non buttare un occhio a Peyrano, Talmone o alle liquorerie, alle gastronomie che da sempre celebrano l'eccellenza piemontese, che dovrebbe essere di diritto il Regno della gotta e del diabete, perché puoi anche girar l'Italia intera, ma come si mangia tra Piemonte, Emilia Romagna e Liguria,per il resto è pura utopia, pur apprezzando molto gli sforzi culinari di tutti. Chi ha buoni dolci, chi mescola con maestria ingredienti poveri, chi ha pesce fresco ma in questo triangolo c'è tutto: carne, pesce, verdura, formaggi, arte del cioccolato e della pasticceria, vino, pasta..e poca sobrietà. Anche in Liguria che sembra tanto parca.




Alla GAM di Torino, l'arte si sposa a una sapiente esposizione che tocca le corde dell'anima.
Uscendo, si ringrazia per tanta bellezza.
Ognuno ha scelto ciò che era già dentro di sé.

La Signorina ritrova delle certezze (sì, Morbelli, è un grande, forse uno dei maggiori pittori mai esistiti, ha senso delle forme, del colore e del sociale), ma scopre anche che certe emozioni vanno vissute dal vero. Non conosceva Grosso. S'inchina davanti a Casorati, le illustrazioni dei tomi di storia dell'arte non gli rendono merito.Non lo amava, ora ne è affascinata. Un segno eloquente, un colore raffinatissimo.Grande capacità di compenetrazione dell'umano.Si stupisce di amare Bistolfi e la sua vena romantica, ben evidente anche in Medardo Rosso), ma di ritrovarsi anche nell'estetica essenzialità un po' triste di Manzù. Gli opposti si compensano.


In seguito, alcuni sguardi, opera per opera.


In fondo bastano un treno e un libro. All'andata guardo il paesaggio autunnale, al ritorno leggo Agatha Christie. Un libro regalato, ma perché secondo il suo possessore, "valeva poco per conservarlo". La dice lunga.


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