domenica 14 ottobre 2012

Les sanglots longs del tacchino.

Sono di generazione francofona.
Ai miei tempi la lingua straniera era molto spesso il francese.
Studiai perciò il francese dalla prima media al primo anno ( o al secondo?) incluso dell'Istituto Magistrale.
Per mia fortuna poi il francese sparì. Io non ho molta dimestichezza con le lingue straniere. Chissà perché, visto che invece mi piacciono i dialetti e, se non sono molto difficili, li imparo.
Ho una naturale erre arrotata molto francese, che se m'arrabbio diventa tedesca, avrebbe dovuto risultarmi facile, invece mi era ostico. Adoravo la letteratura, detestavo la grammatica. Quel poco che imparai però mi tornò buono all'università, diedi uno scritto, ma era una semplice traduzione, dal francese all'italiano.
Non ricordo in quale anno, credo tuttavia delle medie inferiori, in cui ero angosciata dai cambiamenti ormonali,più da quelli altrui che dai miei, ché sembravo poco interessata a cambiare, tant'è che ero magrissima e a 14 anni m'accorsi con stupore di avere anch'io le tette...mi fecero studiare una poesia autunnale, che avrei dovuto recitare con passione e coinvolgimento. Faceva così:







Les sanglots longs
Des violons
De l’automne
Blessent mon cœur
D’une langueur
Monotone.


Tout suffocant
Et blême, quand
Sonne l'heure,
Je me souviens
Des jours anciens
Et je pleure

Et je m'en vais
Au vent mauvais
Qui m'emporte
Deçà, delà,
Pareil à la
Feuille morte.

                                   Paul Verlaine

                                                             traduzione raffazzonata e maccheronica:

I singhiozzi lunghi dei violini dell'autunno, affliggono il mio cuore di un monotono languore. Pallido e soffocante, quando rintocca l'ora, io mi ricordo dei giorni passati e piango.E me ne vado al vento malvagio, che mi porta di di qui e di là, come una foglia morta.

Ecco.

Io però ero giovanissima e di passato alle spalle ne avevo poco. L'autunno, con i suoi colori caldi mi piaceva un sacco, finalmente ci si rivestiva e a me, che ero magra e pallida, perché sono bionda naturale, faceva comodo. Io ero contenta come una pasqua! C'erano le castagne, il castagnaccio, la farinata, il bicchier di vino, i funghi porcini ma anche i chiodini con la polenta e le tagliatelle. C'erano le foglie di ogni colore, c'era l'uva appena staccata dalla vite nella mia terra ricca di vini. C'era il risotto al tartufo, i primi pomeriggi con la cioccolata calda, ma ancora non era necessario accendere il riscaldamento, bastava un maglioncino. E poi papà andava  caccia, il cane ( un bracco leggero)era felice. 
Si mangiava la lepre in salmì, si pappava il fagiano al vino bianco con le patate in umido.


Non mi riusciva proprio di piangere con il poeta.
Non riuscivo ad imparare a memoria la poesia. Così che mi usciva un...


Lessanglogloglolong...no


les sanglotte glolong...macché

lesgloglo glolottes

Insomma.

Un tacchino.

Ancora oggi penso che Verlaine, che pure ho molto amato, perché tutti gli adolescenti amano i poeti maledetti,guai a non farlo, ti sentiresti un paria nel mondo intellettuale, se aspiri ad essere un radical chic,fosse... un gran rompicoglioni.

L'autunno è bellissimo, tolta la parentesi dei giorni dei morti, se hai perso qualcuno, ma si fanno i ceci e si ricorda chi li cucinava prima di te.

Vi regalo un paio di foto, scattate da me al Parco di Racconigi, provincia di Cuneo.
C'è una delle ultime splendide residenze dei Savoia.

L'anno scorso l'autunno è stato clemente e bellissimo.




e,dato che mi considero una fotografa con l'anima, anche un paio di vedute autunnali del Lago Maggiore, che non sai in  quale stagione sia più struggente.

Arona...





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