venerdì 13 luglio 2012

Non essere interessanti


Per meritare una canzone di De André, o sei ricco (com’era lui, ricchissimo di famiglia), e allora la canzone trasuderà disprezzo, pena o schifo o rabbia e malinconia, « fascisti, borghesi, ancora pochi mesi » (il concetto di pochi è soggettivo). Oppure sei sempre ricco, ma almeno sei malinconico e torturato, sul modello della Micòl dei Finzi Contini, o ancor meglio del fratello Alberto. E allora ci potrà uscire una canzone plumbea, decadente, viscontiniana, anche un po’ nichilista. Insomma, se sei ricco ci sono due versioni di canzone, quella che definiremmo per il « porco soddisfatto » oppure quella per il « ricco riflessivo ». Se non sei ricco, per meritare una canzone hai un’alternativa: devi essere interessante. Tipo un assassino, un travestito, un carcerato, una prostituta. E allora nella canzone ci sarà un’intelligente raffinatezza e complicità, ci saranno tocchi di poesia, momenti altissimi di riflessione, severi moniti sulla necessità di non giudicare gli altri, richiami anche all’iconografia cattolica, insomma, cose belle, cose grosse, importanti. Ecco.
Se non sei ricco e neppure interessante, allora hai un’ultima chance, ma è proprio l’ultima. Devi essere un disgraziato totale. Ma totale, non mezzo e mezzo : devi morir di fame ed essere sporchissimo. In  quest’ultimo caso allora sei uno dei cosiddetti « ultimi », e li’ in un certo senso è veramente il massimo. Li’ le canzoni fioccano, e si riempiono di frasi memorabili, e i dischi si vendono. E i titoli di giornale non mancheranno mai, perché il giornalista ci va facile facile : il prete che difende gli ultimi, il cantante che ha cantato gli ultimi, il poeta degli ultimi, il calciatore che si interessa agli ultimi.
Perché difendere gli ultimi significa essere forti, essere come Gesù Cristo o quasi, essere pazzeschi, veramente in gamba. Significa essere « contro », non rassegnarsi al conformismo imperante, tenere la barra dritta, non cedere, non tentennare, essere « oltre », poter guardare tutti gli altri dall’alto in basso, con una smorfia di schifo, ed essere invitati alle migliori feste.
Ma un operaio che si compra una Seicento non è un ultimo; c’ha la Seicento. E non è ricco perché ve lo fosse, mica si comprerebbe la Seicento, non vi sembra ? E non è interessante : come fai a essere interessante con una Seicento magari pure lucidata perbenino? E di solito non è un nemmeno un assassino, perché statisticamente gli assassini sono una minoranza. Sarà per via dell’effetto deterrente della legge, o dell’innata bontà dell’essere umano, vai a sapere ; secondo me è la prima che ho detto, ma non importa. Tornando al nostro non ricco, non interessante e non ultimo : chi si compra la Seicento non muore nemmeno di fame anzi, mangia cibi semplici ma con robusto appetito. E allora una canzone viene malissimo, si capisce. A meno di non essere un poeta un po’ matto, magari uno alla Jannacci. Ma questi sono casi fortunati, particolari.

Questo lo scrive Maurizio Puppo.
Concordo. Per i letterati e i cantautori, chi è povero ma non un disgraziato, non fa notizia.
Un buon motivo invece per scrivere SOLTANTO DI GENTE COMUNE. Io lo faccio.
Dal letame nascono mosche.E basta.

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