giovedì 5 luglio 2012

Un mal di testa da Zeus 3

Quando mi hai indicato il cane mi hai spedito indietro di un paio di decenni. E così ho scoperto che alla  mia creatura piace l'archeologia dei sentimenti, piace scovare l'origine dei comportamenti, riportarmi agli albori della solitudine, quasi una conquista, oltre un'inaudita sofferenza. Era la pace. Dopo il tumulto nessun rumore e un dolore monocorde, come può essere il dolore quando è uguale a se stesso per mancanza di novità.Allora puoi sentire i battiti del tuo cuore, il fracasso delle tue decisioni e saggiare l'incapacità gestionale della realtà, passando tuttavia per la saggezza. Quella tuttavia si perde, Amedeo. Si perde per amore.A un certo punto la saggezza non basta, porta in sé l'immobilismo stagnante della mancanza. L'Ego diventa ipertrofico e bulimico e infine si cede, dopo aver riordinato tutto ciò che si poteva, sublimato possibile e impossibile, deviato su affetti pallidi, coltivato amicizie dai lunghi filamenti giallastri. Alla fine tutto è troppo silenzioso.Non c'è più un granello di polvere. Tutto è sotto controllo, ci si sente padrone di un mondo ben conosciuto e si viene catalogate tra quelle che non ci pensano più.
Prima o poi però il corpo reclama.
La mente rimbalza come la pallina di un flipper tra un accenno e l'altro e prende il desiderio di costruire qualcosa.Così come si sono tappezzate ex novo le poltroncine.Ci si mette di buzzo buono a rifare il look ai sentimenti.Si pensa di aver diritto alla gioia , quasi immemori che non c'è amore precedente che non sia stato un incubo. Ne uccide più l'amore della spada.
Allora ho ripreso a sognare, profumare lenzuola, comprare ciò che aveva lo scopo di creare il nido che non era più soltanto l'antro della Regina e lievitava nel forno della voglia di ricreare il nucleo, diverso ma uguale, e che cosa non si fa per piacere, Amedeo, eccellere, farsi dire "brava", a letto come in cucina, in soggiorno come a spasso.E bella e brava e brava e bella e buono e giusto e comodo e bello.La lotta che ben conosci per essere la migliore e non avere mai la soddisfazione di sentirselo dire ed essere caduta nel circolo vizioso del non sentirsi mai brava abbastanza e nel contempo innamorarsi di sé, perché sì, ci si è superate. In generosità, in delicatezza, sopportazione, ma non è facendosi a pezzi che si ottiene approvazione.Si innesca invece un divertente, per gli altri, processo di autodistruzione. 
Autodistrazione.
Ma ci si prende gusto, si pensa che superare un'offesa sia vanificarla, invece no, si nutre di se stessa e non ha mai fine.
Non t'amerà mai chi si sente troppo amato. Cederà al bisogno di chiederti il cuore di tua madre per i suoi cani.
Che fai Amedeo, ridi?
Sai che narcisista come sono posso rendere tutto estetico.
In questo momento sono in Piazza Corvetto, è buio.Scintilla soltanto la luminosità del bar della Genova elegante che è poi molto provinciale invece, con le sue bignole grandi come qui fino agli Anni Settanta. C'è un camino spento, c'è un piacere acceso.
Siamo in due.
Nell'immagine successiva invece sono sola, in Via Veneto, servita da un cameriere in livrea. Fa caldissimo, lui schiatta fuori e rivive dentro il locale condizionato, ma io son lì ad osservare la metro in Piazza Barberini. Arriverà l'amica.
Punto di riferimento resta l'albergo. Gli alberghi sono corazze, quando sei privo del tuo guscio di tartaruga, il mio più precario che mai.
"Ma hai sentito, sciocca, che buono il profumo della torta salata con gli asparagi? Per te, può anche essere un profumo di casa... per te, più avvincente di un Dior sul corpo".
"Sì, lo so, ma i profumi di casa vanno a dare colore ai sentimenti, anche, coltivare futuro".
Ti metti le mani tra i capelli e mi dici:
"Il futuro sono io".
" Ma tu non esisti!", dico.
"Appunto". E hai il tuo sorriso migliore.



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