domenica 9 settembre 2012

In ricordo di Lucio Battisti, morto il 9 settembre 1998.



Ricordo come se fosse oggi.
Moriva giovane.
Lacrime, le mie, lacrime su lacrime.
Finiva la mia gioventù.
Battisti aveva scandito i nostri amori, le nostre generazionali aspirazioni personali.Era la colonna sonora della mia generazione, infatti.Tutti conoscevano le sue canzoni a memoria.Anche i compagni che non lo suonavano ai Festival dell'Unità, perché lo ritenevano un fascista. Non so. I fascisti lo esaltavano. Lo ritenevano dei loro.Secondo me, a torto. Nei suoi testi,una sonora indifferenza, per un mondo"impegnato",su qualsiasi fronte, che non  gli apparteneva.Una vita defilata, la scelta di non essere di massa ma di raffinarsi,anche a costo di una minore popolarità.Una sola donna, la moglie.Un passaggio persino in seminario, che pochi sanno. Ne parla Mogol, in una biografia. Le ragazze gliela tiravano con la fionda, lui evitava contatti non sentiti.Uomo d'amore e non da avventure.Non era poi così timido e introverso come si presumeva. Era semmai tendenzialmente che, al di fuori della sua musica, la natura, i cavalli, la pace interiore, forse credeva poco in tutto il resto.
Nessuna vita spericolata, per Lucio Battisti e per questo, il mio "eroe". Non ho mai amato i buffoni. I rumorosi, gli esagerati, gli instabili, i trasgressivi.
Genio e sregolatezza è un mito da sfatare.
Il genio, se c'è, semmai è spesso fisicamente fragile e e ha un'etica eccellente.Non può prescinderle. Non ho alcun mito, in musica, la musica mi piace persino poco, ma di sicuro so che non è strillato. Non è sesso droga e rock and roll. Proprio esattamente l'opposto.
Sentimento.
Lucidità.
Canzoni melodiche, colte, come questa, popolari come le prime, con Mogol, ma sempre struggenti.
Da belle persone, insomma.
Serie.
Pulite.
Vorrei poter dire anche sane, ma abbiamo al mondo idoli della volgarità vivi e vegeti e Battisti è sepolto a Molteno.
Sarò banale, ma sono sempre i migliori che se ne vanno.


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