sabato 1 settembre 2012

Venezia: non mi piace il Festival

E' una città che mi è un po' estranea.
E' strana, troppo liquida per piacermi, anche se si dice che sia romantica, avendo il fascino sublime della decadenza.Mi pare però tutto creato/conservato ad arte, come un set cinematografico. Venezia resiste per i turisti e i Veneziani vivono altrove.Nulla di più adatto alla finzione cinematografica. Il cinema, in linea di massima, non mi piace.Non ho mai considerato gli attori dei mostri sacri, i nuovi non li conosco e ne confondo nome e sembiante, non mi dicono fisicamente nulla, tanto li trovo doppioni e replicanti di un paio di modelli estetici di riferimento,anche se di alcuni del passato apprezzo il lavoro nel suo complesso, ma sono piuttosto indifferente ai miti,eccezion fatta per il gentiluomo ironico che si costruì su Cary Grant, la cui classe si sposava a un aspetto fisico di prim'ordine, ma era difficile disgiungere attore e personaggi, in quanto si reiterava un modello, cucito addosso dai sarti hollywoodiani appositamente, senza significative varianti.Al contrario del teatro, in cui il copione può essere addirittura tra le mani del fruitore e l'ambiente teatrale circoscrive, tenendo ben demarcati i confini tra realtà e recitazione, il cinema è una pericolosa finzione credibile.Ogni scena si ripete finché non è perfetta, si usano controfigure, si montano insieme spezzoni da riprese differenti, si doppiano gli attori. Il lavoro tecnico del cinema è immane ma ciò a cui mira è, in ogni caso,  l'effetto reale.L'immaginazione viene ridotta al suo minimo storico. Tutto è fornito dal regista, incarnato negli attori, che si esaltano, si mercificano, si consumano, si buttano, si sostituiscono,essendo il veicolo del prodotto. La loro funzione è  fungere da specchietto per le allodole.
Allodola è chi guarda, il mercato. Quello consolidato, a cui riservare attori noti e quello giovane, da catturare una volta per tutte, al quale pervenire con attori nuovi.Il ricambio è veloce. C'è sempre carne fresca da macinare, dove invece il teatro fa l'opposto, la recitazione matura con i suoi attori,certe compagnie restano composte dalle stesse persone per decenni, adattando la scelta dei testi agli attori. Il teatro cresce con il capocomico.Al cinema vige il consumo di visi e di corpi, in un'eterna giovinezza,che deve procacciarsi nuovi adepti e lo fa con il linguaggio più modaiolo. Il cinema anticipa i costumi o semplicemente li affianca, al suo sbocciare. E' il trionfo del politicamente corretto e della manipolazione politico/ideologica.Il cinema catechizza anche quando appare trasgressivo, in realtà catechizza alla trasgressione.Il porno ad esempio ha diseducato un'intera generazione all'amore e alla bellezza autentica e ne sta guastando un'altra. Il cinema di cassetta ha reso più vuoti gli Occidentali, ha deprivato di significato persino i romanzi che ha tentato di interpretare, svilendoli di contenuto e possibilità d'immaginazione. Lode al lavoro tecnico ma di per sé, senza stima per il prodotto finito, spesso sciocco, didascalico, brutto. Pulp o pietista, retorico o scioccante, riesce ad irritarmi o ad annoiarmi, tranne in casi particolari ( argomento storico ben trattato, trama robusta in quanto romanzo di spessore,particolarità del tema preso in esame), perché diffido di tale realtà ricostruita fino a sostituirla. Molto del buonismo vuoto o della falsa idea di libertà individuale viene dall'azione diseducativa sistematica di film e telefilm, che sono purtroppo realizzati benissimo per veicolare contenuti poverissimi. In alcuni casi invece, quando si tratti di cinema d'essai ,talmente astrusi da risultare nevrotici, psicotici, atti a creare una realtà fasulla ma dotata di profonda ambiguità, che è capace d'insinuarsi nelle menti fragili.
Non ho alcun interesse per il red carpet, ignoro a bella posta il gossip su un mondo artefatto che temo celi il vuoto etico. Difficilmente un titolo m'attrae a tal punto da recarmi al cinema.In tv, il più delle volte ,non sopporto trama e/o sceneggiatura o trovo insipide le facce, tutte simili.Alla prima battuta sciocca, spengo. Il cinema è temibilmente popolare, intellettualmente modesto, tranne quando sia un capolavoro.
Mi si può obiettare che non tutto dev'essere impegnativo, anche il divertimento vuole la sua parte. Giusto. Infatti a venti/trent'anni mi divertivo a guardare avventure di miei coetanei. Ora sarei ridicola se ancora mi divertissi a veder sgambettare ragazzi e ragazzette sullo schermo ( non m'interessano neppure nella realtà).M'annoia. Persino la lettura è più interattiva ( ma anche trovare un libro che mi piaccia è difficile...!), perché tutto si crea nella mente di chi legge.
Il cinema ha cessato di essere per me un divertimento.
Gli attori sono "illustri sconosciuti", per i quali non provo né attrazione né interesse, in particolar modo per le frivole vicende sentimentali di gente con troppo denaro e poca consistenza morale.
Mi è totalmente indifferente.
Troppo scontato, banale, giovanilista, sciocco nei contenuti, per cui la realizzazione tecnica non m'interessa.
Resto in attesa di imperdibili capolavori, che non sono mai più di un paio a stagione.
Pur andando poco al cinema, ho collezionato delusioni su delusioni.
Non guardo quasi più la tv.
Mi pare tutto immeritevole di attenzione.
Meschino.
Fumo senza arrosto, tuttavia costosissimo e che agita davanti agli occhi gli stessi "miti" che poi ritrovi sulle riviste femminili che non compro più. Le trovo stupide.Immensamente, irreparabilmente stupide.


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